13 dicembre 2011

Stella di Natale

E allora sono dal mio pusher di fiducia (che sta a significare che è un tipo a posto che, certo, sparerebbe nel piede a sua madre per 10 euro, ma questo nella morale base di un pusher significa un enorme senso di umanità) e sto controllando su un Atlante Farmaceutico del '96 che il mio livello di assunzione di MDMA, giunto a proporzioni gargantuesche, non vada a cozzare, e a privarmi definitivamente della capacità di pronunciare le consonanti, con l'ultima proposta di Rollo (che è il nome del pusher buono) consistente in una roba detta Stella Di Natale che altro non è che LSD-25, un acido smistato al dettaglio in quadratini minuscoli con sopra una, appunto, Stella Di Natale. E la cosa si fa nebulosa perché nell'Atlante Farmaceutico del '96 il massimo della droga concepita al di fuori dei normali canali di distribuzione, è la Coca-Cola mischiata all'Aspirina ma poi il nebuloso si fa sereno perché intanto mi sono già sparato 3 Stelle Di Natale e penso "Che cazzo, non succede nulla" mentre cerco di grattarmi un terzo piede apparso all'improvviso e di cui non sapevo di essere dotato.
Rollo dice "Bella lì" e faccio notare a Rollo quanto personalmente non sopporti lo pseudo-gergo giovanile nella bocca di un rivenditore di droga formalmente 50enne e fisicamente verso i 70 abbondanti, e Rollo dice di sederci sul divano e mi giro e vedo che il divano viene verso di me e sorride e dico "Bella lì". 
Allora Rollo, che sa come io sia un raffinato cinefilo e quanto, in special modo, ami il porno con una trama ("Senza contesto non si rizza" è il mio motto), dice che è riuscito ad avere una chiavetta usb con dentro una roba che mi spappolerà il cervello, che mi farà fare un hard-reset e poi un bel reboot verso un nuovo livello di conoscenza, non è detto che il nuovo livello di conoscenza sia meglio dell'attuale ma è comunque un cambiamento e tanto tutta la merda è uguale, dice Rollo. 
Rollo, dico io, mica sono sicuro di volermi spappolare il cervello e poi che cazzo di parole sono usb hard-reset reboot, e poi mi rendo conto che sto parlando con una abat-jour di ceramica leopardata e che una voce da qualche parte nel cervello continua a ripetermi: "Scopatela, SCOPATELA ORA!" E Rollo ha in mano una chiavetta usb a forma di My Mini Pony e io sento la mascella che si muove a scatti regolari ogni 20 secondi e apprezzo la regolarità della cosa, e Rollo si gratta il culo col nasino del My Mini Pony e dice che lì dentro (intendendo o il suo culo o il My Mini Pony) c'è un file video ottenuto attraverso contorti canali clandestini e un guazzabuglio di strette di mano, di ammiccamenti, di vite appese ad un filo di sputo, e che questo file è una rarissima copia di un film di cui, percepisco, non ha quasi il coraggio di dire il nome tanta è la leggenda, un film capace di bucare l'ozono del tuo cervello, di rendere la tua misera materia fisica della consistenza di una polpetta, un film che solo alcuni impavidi hanno avuto la forza di guardare restandone ammutoliti per il resto della loro esistenza a fissare una parete bianca e a defecarsi nei pantaloni.
Le parole di Rollo mi arrivano sotto forma di squittio e faccio "Bella lì" e intanto cerco di capire dove poter infilare il cazzo in una abat-jour monoblocco e aspetto che passino altri 20 secondi e poi dico "Metti su il film" e Rollo mi guarda come se avesse davanti un quadro cubista e si batte il petto e dice "Respect" e infila il My Mini Pony nel PC e dice che se lo cerco, lui è andato a farsi un giro in macchina a prendere un cucchiaio bello grande per raccogliermi dopo. 
Mi siedo e cerco di ingoiare una pillola di Zoloft che l'Annuario Farmaceutico del '96 descrive come sertralina cloridrato e classifica come antidepressivo/ansiolitico e rimugino sul fatto che io non sono per nulla ansiolitico ma forse antidepressivo, e dopo essermene infilata una praticamente nell'orecchio, decido di polverizzarla e passare al caro e vecchio sniffa-sniffa. Poi resto fermo.
Dopo circa 10 minuti mi accorgo che la parola PLAY sta a significare non solo GIOCA ma anche SUONA, INIZIA, FAI PARTIRE e, consequenzialmente, faccio partire il film con una punta di delusione che non fosse una schermata vuota di X minuti.
La cosa inizia ad avere un senso.
Il film ha, deludentemente, anche un titolo e lo metto in pausa e me lo rileggo con calma: AVATAR.
E poi passano 162 minuti. In realtà ognuno dei 162 minuti aveva il peso specifico di 4, per cui, a livello percettivo, è come se avessi visto un film di 162x4=648 minuti che sono 10,8 ore che sono un arco di tempo in cui la soglia dell'attenzione di uno spettatore medio è, come dire, bucata, ed è ancor più bucata in uno spettatore con una abat-jour di ceramica infilata nell'uccello.Però le immagini erano molto belle e anche la mancanza di fica o tette non si è sentita più di tanto perché la storia aveva una sua classicità. In pratica ci sta questo pianeta chiamato Pandoro che una multinazionale cattiva chiamata, credo, Paluani vuole conquistare per farci della roba da mangiare, solo che Pandoro è pieno di Pandoresi che sono blu e alti 3 metri e poco più e uno ci perde mezz'ora a pensare che razza di vagine e di peni devono avere, e questi Pandoresi non se ne vogliono andare e se ne stanno come dei minchioni su un super albero e se fate 1+1, allora le similitudini coi Puffi sono evidenti. Gli umani sono divisi in stronzi e buoni e gli stronzi vogliono menare i Pandoresi e i buoni diventare amici, specialmente le donne che di verghe così mica ne hanno mai viste, e usano 'ste cose che si chiamano Avatar per andare a cazzeggiare coi locals. Un Avatar è un Pandorese giocattolo, uno si sdraia e gli infilano degli spinotti nel naso e quello diventa l'Avatar e poi va tra i Pandoresi a fare i loro riti puffeschi come incrociarsi il pene in segno di stima o guardare i fiori luccicare o cavalcare dei coleotteri giganti dopo un'evidente dose da cavallo di Stelle Di Natale
Poi la cosa si complica perché uno storpio ma figo è mezzo stronzo e mezzo buono e si avatarizza mentre i creativi della Paluani studiano modi raffinati per rompere il culo ai Pandoresi e lo storpio è una spia ma poi si innamora della figlia del grande capo Sticazzi e si intrecciano (solo) i capelli a dred evidentemente zozzi e lui si sente strano perché il suo Avatar limona e lui no, ma decide che non vuole più essere stronzo e gli stronzi mica la prendono tanto bene che uno stronzo voglia diventare un ex-stronzo. Allora la Paluani (che in tutta evidenza simboleggia lo strapotere delle multinazionali più sporche e brutte di un cesso di un ristorante messicano dopo la serata chili) attacca di brutto con una gragnuola di bombe alla crema l'alberone dei Pandoresi (che simboleggia come la Natura non accetti che i suoi enormi simboli fallici vengano buttati giù così) e i Pandoresi, che non sono pandoroni, si deprimono e si incazzano in un'altalena di emozioni dalle quali mi sono risvegliato a film concluso.
E ho chiesto alla abat-jour se le era piaciuto (scopare, non il film) e sono rimasto a fissare una parete bianca e cercare di defecarmi nei pantaloni per fare uno scherzo a Rollo quando sarebbe tornato ma poi Rollo non è più tornato.
                                          




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17 novembre 2011

Garanzie

Stamane sono andato in banca.
Circa 14 ore prima ero seduto nella sobria tavola con le tovaglie a quadrettoni e un'apparecchiatura primordiale in un agriturismo in mezzo a delle colline così abbarbicate e isolate che sembrava di essere rimasti una generazione indietro (quando se nevicava l'unico modo per sfangare le serate era accoppiarsi con degli animali e poi macellarli e nutrirsene), ero seduto e osservavo la tavola di fronte dove un uomo affettava pezzi di bollito, un repertorio talmente completo di bolliti (lingua, testina, carcassa, quasi certamente coglioni, zampe, coda, fegato sbriciolato e impanato) da sembrare che, in effetti, avessero buttato una mucca intera in un pentolone bollente scambiandola per la normale procedura attuata con le aragoste (animali assolutamente da bollire vivi in quanto inutili ai fini di un accoppiamento uomo-animale). Ero seduto e l'uomo depositava i pezzi affettati in un piatto e poi quel piatto è arrivato  in qualche modo da me che chiaramente a quel punto ero mezzo ubriaco e non capivo già più un cazzo e facevo gli occhi dolci ad un pastore maremmano, e ho iniziato la più grossa endovenosa di grassi saturi e insaturi e cartilagini e cose-che-ricordo-solo-vagamente della mia storia e poi sono andato fuori col pastore maremmano e ho pisciato vicino ad un cespuglio mentre la sensazione forte del momento era di avere una palla da bowling nello stomaco e dello schiumogeno fluoroproteico ad alta densità nelle vene e alla fine il pastore maremmano se l'è fatto il mio vicino di posto. C'est la vie.
Poi sono tornato a casa con la tecnica del "Mi lego con una fune al volante e metto un mattone sull'acceleratore" e sono andato a letto e mi sono salutato con un "Buonanotte, uomo-palla".
E stamane sono andato in banca.
Sono andato in banca per una sorta di curiosità nel vedere chi e cosa ci fosse fisicamente davanti a quelle macerie morali e finanziarie, chi si interponesse tra un cliente e la realtà di buchi economici, di azzardate operazioni di finanza creativa fatte alla cazzo, di investimenti fatti con la logica di un Monopoli ma senza regole o morale, di buchi diventati voragini, di solidità finanziarie fatte di panbagnato; volevo respirare quel clima isterico da "la nave sta affondando", quella disperata (e quindi così vera) rincorsa verso le scialuppe fregando e arraffando all'impazzata; volevo guardare negli occhi una persona in tailleur o doppiopetto e tentare di scorgere alle sue spalle il buco col niente attorno di un'economia alla canna del gas e volevo che questa persona mi stesse sempre davanti e mi dicesse "Non c'è niente da guardare, la prego, non c'è niente da guardare, per favore, guardi me".
Volevo dei soldi.
Ad un quarto d'ora dal mio ingresso in banca, avevo già passato 3 selezioni. 3 persone che mi hanno palleggiato fissandomi con sguardo bovino (cioè, ero io che bovinizzavo chiunque) fino a che non sono stato accompagnato nell'ufficio (cioè, open-space che trasmette di più un'idea di dinamismo e apertura ed eventuale fuga dopo aver individuato le uscite più vicine) giusto. L'ufficio commerciale. Nell'ufficio commerciale erano tutti tailleur quindi tutte donne perché, si presume, il rapporto col cliente è agevolato e reso meno aggressivo da una presenza femminile anche se, piccolo appunto, le donne erano tutte racchie e l'unico flebile richiamo  sessuale poteva essere un'ipotetica selvaggia sveltina in bagno legata a quell'immaginario omofobico e sessista della femmina-in-tailleur-brutta-ma-porca. Una delle donne si è alzata e mi ha stretto la mano e io ho detto, credo, "Piacere, Gato" e lei mi ha chiesto in cosa poteva essermi utile e io avevo dei fogli con un progetto di attività e tutta una serie di numeri con sopra stilizzati a matita dei cazzetti e ho preferito allora esporre a voce quelle che erano le mie necessità, necessità certamente riconducibili in parte al piacere di una franca e gradevole chiacchierata con una signora in tailleur, ma principalmente al disperato bisogno di soldi, disperazione, in verità, assai bene dissimulato da quel mago della dissimulazione che sono, ma comunque di quello si trattava. Al che ci siamo fatti delle grasse risate perché, in effetti, quello era il posto giusto, se si fa uno di quei test parapsicologici inutili detto associazione libera (ti dico una parola e tu dì la prima cosa che ti viene in mente), alla parola soldi mi è venuto in mente banca (cioè, prima fica e poi banca) e allora eccomi qui.
Il ben noto effetto allucinogeno della salsa verde evidentemente tende a svanire dopo la 14ma ora e allora ho pensato di approfittare di quel breve momento di lucidità per tentare una sommaria spiegazione del perché avevo bisogno di soldi dato che la signora non aveva l'autorità per aprire un cassetto e sbattermi in faccia un mazzetto da 500 euro e, oltretutto, avevo notato che la signora continuava a saltare con gli occhi sulla giacca-montone-da-pappone che indossavo e sui capelli che evidentemente dovevano sembrare una specie di campo sperimentale per parrucchieri isterici, e, dopo essermi appuntato mentalmente di indossare un doppiopetto al prossimo incontro, sono partito. Sono partito con le spiegazioni e lei annuiva e guardava il montone e io, che non sono l'ultimo dei coglioni, ho pensato di dotarmi di un'aria molto professional usando tutta una serie di termini presi in prestito dalla lingua inglese ed è stato tutto uno step, business planning, rating, spread (forse questo l'ho usato un po' alla cazzo), yes, no, motherfucker. La signora ha battuto della roba al PC con lo schermo rigorosamente girato dalla sua parte perché magari la partita di freecell se la voleva finire senza suggerimenti, ha risposto scusandosi al telefono e ho sentito chiaramente la parola 150.000 euro e uno che rideva dall'altra parte, mi ha chiesto, in poche parole, chi cazzo fossi io e chi cazzo fosse la mia famiglia, ha considerato importante avvisarmi che il momento economico è difficile e che, a meno che non avessi vissuto in una cella frigorifera senza contatti con l'esterno negli ultimi 5 anni, dovevo saperlo, e ha aggiunto che la cosa importante in queste cose sono le garanzie e allora è partito una specie di mantra per il bambino deficiente (io),
garanzie garanzie garanzie
e ha aggiunto che, pur con tutto il bene che mi voleva, da quello che aveva capito l'unica cosa che potevo mettere in garanzia era quella giacca-montone di dubbia fattura; e ha ancora aggiunto, per prevenire domande di cattivo gusto, che si rendeva conto che uno va in banca perché ha bisogno di soldi e che poteva apparire ironico il fatto che la banca chiedesse soldi o qualcosa di monetizzabile in garanzia ma che la colpa non era sua ma del Sistema e che, no, il numero di telefono del Sistema non l'aveva, ma che, alla fine, si sentiva propositiva e, come dire, piena di slancio verso questo ragazzo (io) con evidenti problemi con la categoria Parrucchieri e che un'idea l'aveva, idea riassumibile con il concetto Arraffa Da Mamma, cioè trascinare mia madre in un vortice di garanzie e ipoteche e firme col sangue e perquisizioni intime e sgozzamenti di capre e patti col Sistema e la sua inquietante puzza di zolfo creando un'inevitabile e, tutto sommato, naturale frattura generazionale e un misto di giramento di coglioni e depressione ed euforia tra i due soggetti (io e Madre).
Bene, ho detto, Bene, ha detto, e la cosa era finita lì e la signora mi ha dato il biglietto da visita che letto al contrario diceva "Molla i soldi o fuori dai coglioni" e io ho fatto qualche vago cenno sull'andare in bagno insieme ma poi la cosa è caduta lì, le ho lasciato il mio numero esatto di telefono dopo aver respinto la tentazione di lasciarne uno del tipo 338-1234567 e ho chiuso una porta immaginaria nell'ufficio immaginario del mio cuore e ho valicato l'open-space per uno space ancora più open e sono uscito ed era freddo e mi sono allacciato la giacca-montone-da-pappone e tutta la mia schiera di puttane è stata tanto carina e ha cercato di farmi sorridere e qualcuna voleva anche farmi un pompino, ma io ero proprio giù e poi si è avvicinato un negro con gli accendini e mi ha chiesto degli spicci e io gli ho detto: "D'accordo, ma tu che garanzie mi dai?"

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04 novembre 2011

Glasnost Detergente

Tutto quello contenuto in questo post è frutto puramente di fantasia, si, no, cioè, è una somma di vissuto e inventato, un sogno ad occhi aperti che prende la forma di un incubo.Vien da sé che i nomi usati sono di fantasia e assolutamente e assurdamente lontani da una qualsiasi realtà. E' altresì doveroso premettere che tutto verrà narrato in prima persona per una forma di, diciamo, "scorciatoia narrativa" che è una roba del tipo "mi viene più facile scrivere così", e il lettore, oltretutto, avvertirà un maggiore empatia riguardo tali eventi dotandosi così di una capacità di giudizio equivalente a zero; e per di più questa prima persona non deve essere in nessun modo associata all'Autore del post il quale sta solamente riportando una serie di eventi capitati ad un suo conoscente il quale, in una serata particolarmente "confidenziale" grazie all'aiuto del signor Rum e della signora Grappa, ha pensato bene di aprire il suo cuore all'Autore ed inondarlo di miasmi rum-grappaioli e di pene e dolori e sventure. L'Autore ne è così solo casuale testimone, reporter, aedo, cantore, ed è sua fermissima intenzione non caricare di significati astrusi o parabole moraleggianti o sbiricude sui massimi sistemi quello che è stato un simpatico episodio di vita vissuta.


D'accordo, è successo a me. 


Iniziamo.

L'economia è una merda. L'Italia è una merda. Quindi non c'è bisogno di un Draghi qualsiasi che mi spieghi come a un bambino deficiente come merda+merda=supermerda.
Ah, e aggiungerei che anche la vita è mediamente una caccona che poi sommata alla supermerda che è l'economia italiana etc etc.
Essendo però l'Italia inspiegabilmente ancora in grado di attirare gente da paesi stranieri la cui merda, evidentemente, ha un peso specifico maggiore della nostra, mi ritrovo le strade della città invase da un numero crescente di negri e magrebini e polacchi e lituani/estoni/lettoni e sardi (i peggiori, facce incazzate, vocabolario incomprensibile e armati di pane carasau affilato come una lama).
Tutto questo, sbollito l'incazzo iniziale, ha i suoi motivi, motivi che un qualsiasi coglione preso per strada è in grado di elencare: richiesta di manodopera a basso costo; la curiosità di visitare il paese prima che esploda la prostata o finiscano le pile al suo giocattolo Nano Dittatore© (un po' come quando si va ad un concerto di Bob Dylan e scoppia la sindrome bisogna-vederlo-prima-che-muoia-e-magari-muore-proprio-la-sera-del-mio-concerto); l'enorme e dirompente mercato nero delle badanti (io ne ho 3 e sono molto brave e comprensive e hanno il garrese, lo stacco coscia/inguine, di 1 metro e sono pagate per non ridere alla visione di me nudo); la millenaria sfida sardi-resto del mondo.
Naturalmente 'sto ammasso di umanità ha i suoi vantaggi. Intanto annacquano la presenza di romagnoli sul territorio, che proprio non si capisce chi cazzo li ha fatti arrivare 'sto branco di cazzoni (e per fortuna esistono zone di detenzione e smistamento, le famose H.H. Happy Hour). Ma, si sa, le politiche di rimpatrio sono state scritte su carta da culo a 2 veli con inchiostro simpatico. 
E poi torniamo al punto 1. La richiesta di manodopera. 
Perché capita di dover fare dei lavoretti in casa. Verniciare una ringhiera. Montare un lampadario. Sostituire un rubinetto. Una qualsiasi minchiata che richieda l'intervento di uno specialista. E lì, una volta ripresici dalla risate isteriche derivate dalla richiesta di un preventivo di uno specialista probabilmente collegato con un satellitare da un resort di un'isola caraibica acquistato con i suoi interventi specialistici (chessò, cambiare un tube nel cesso o infilare due fili in una presa), lì interviene quella massa di immigrati. Loro vengono subito, anche alle 3 del mattino, ti fanno il lavoro in 30 secondi dove lo specialista avrebbe piantato una tenda e atteso di svernare, e ti chiedono 10 euro pagabili anche a comode rate. Cioè, sono bravi, veloci ed economici. Non rompono il cazzo e non parlano quell'assurdo dialetto che è il romagnolo vernacolare (al limite non parlano proprio).
Ora. Non vorrei proporvi una pappardella demenziale su come dove e quando io sono entrato in contatto con uno di questi tipi. Ma è successo. Per farla breve, un giorno una vicina di casa mi ha detto che la sua badante ha il marito che era arrivato in Italia da qualche giorno e suddetto marito pareva uno con le mani d'oro, il che non è da intendere letteralmente dato che al limite poteva avere i denti d'oro, davvero, mi fa la vicina, è uno con le mani d'oro che mette a posto qualsiasi cosa e inoltre, questo era già chiaro, non vuole un cazzo, cioè, gli sbatti 10 euro sul grugno che per loro sono l'equivalente del prodotto interno lordo del loro paese e loro si leccano i baffi e non smettono di ringraziarti, davvero, e la vicina dice che, se voglio, il giorno dopo me lo manda a casa visto che sapeva (la vicina) che io dovevo fare dei lavori ai muri di casa e che stavo per impegnarmi un rene per soddisfare la voglia di sangue e soldi dello specialista. Io ho pensato Perché no, anzi, prima ho pensato con malinconia alla vicina che notoriamente non è mai stata in grado di farsi una paccata di cazzi propri e di come tale vicina fosse riuscita a scoprire che, in effetti, dovevo fare dei lavori ai muri di casa. E così la cosa è stata decisa.
E il giorno dopo si è presentato alla mia porta tale marito della badante della vicina cazzi-degli-altri. L'uomo in questione è russo, si chiama Ivan, è alto circa 1,95 m., ha gli occhi cenere, lo sguardo cupo, due mani del diametro del mio cranio. Dopo esserci ripetuti i rispettivi nomi per una decina di volte casomai non sembrassimo già abbastanza deficienti da soli, si svela il primo fatto importante nella nostra complicata relazione. Ivan non spiaccica la minima parola di italiano e, oltretutto, pare non comprendere l'internazionalmente noto linguaggio dei segni, benché, per completezza d'informazione, è necessario aggiungere che il suo cirillico è eccellente. Io e Ivan ci fissiamo e sento solo il rumore immaginario dei miei maroni che rotolano e poi mi riprendo e mi dico che non è niente e che, perbacco, mi immagino io al posto suo, sbattuto in un paese straniero davanti ad un segaligno in pigiama  che tenta di gesticolargli come scartavetrare e stuccare una parete.
Ivan mani-d'-oro allora compie un altro gesto importante nell'economia della nostra storia. Prende il cellulare e chiama la moglie badante della vicina cazzi-tuoi-mai, la quale badante parla un discreto italiano e un ottimo cirillico e si presta come trait d'union tra me e Ivan. Io allora spiego alla badante che c'è da scrostare o come cazzo si dice un muro e da stuccare 2 o 3 buchetti dovuti a precedenti tappi ad espansione e magari una bella rinfrescata ai termosifoni e alle persiane. La badante sbiricuda e cirilleggia il marito e Mr. Mani-d'-oro fa si col testone e non mi uccide (si, per un attimo l'ho pensato e forse la cosa sarebbe stata darwinianamente giusta) e inizia a lavorare. 
Porca troia, penso, alla fine la globalizzazione ha vinto e io mi ritroverò casa messa a posto da un lavoratore immigrato che spedirà i soldi a casa per la cura dei figli rimasti in madrepatria assicurando loro un futuro migliore. 
Un terzo elemento importante della storia è che le varie strumentazioni erano già nella stanza da sistemare. Cartavetrata di vari tipi, stucco, cassetta attrezzi, vernici. Già, vernici. Guardo Ivan che sbuffa e raschia come se dovesse togliere la pelle al suo nemico giurato, sto per uscire e poi mi rendo conto di una mia mancanza, una dimenticanza riguardo un dettaglio non comunicato a Ivan tramite la moglie/badante. Nei due barattoli ci sono due vernici diverse, una bianca per i caloriferi e una marrone per le persiane. Tale distinzione mi era parsa in un primo momento superflua, dato che le persiane della mia casa sono tutte indistinguibilmente marroni e, quindi, la vernice marrone andava adoperata per le (appunto) persiane in uno slancio di pignoleria mia. Però ho pensato che era meglio andare sul sicuro e che era meglio non riattivare la triangolazione comunicativa Ivan→Moglie→Io→Moglie→Ivan 
e che me la potevo cavare con una serie di gesti decisi e inconfondibili a cui Ivan ha risposto Da, da, e io me ne sono andato sicuro e tranquillo a mangiarmi i miei Galbusera di metà mattina.
Poi, alle 12 e 30, esco di casa col sottofondo della raschiatura inumana di Ivan e rientro per le 14 e, mentre faccio per mollare la bicicletta nell'ingresso, noto un qualcosa di, come dire, stonato nel colpo d'occhio della mia facciata e, focalizzando, emerge una inquietante finestra con le persiane bianche. Dopo aver pensato sommessamente tra me e me di aprirgli la testa e cacarci dentro, rientro nella stanza e Ivan mi guarda e dice Da? e io rispolvero il mio vocabolario Cirillico-Italiano e dico Niet e lui prodigiosamente tira fuori un Scusa e io sento la rabbia sbollire e l'ulcera bollire e dico Niente, è lo stesso, si rimedia. Dopo 30 minuti le persiane erano ridipinte di marrone dando l'impressione che Ivan non possegga solo due braccia ma anche una terza gamba prensile.
Verso le 19 Ivan se ne va, io mangio, mi faccio fare le spugnature dalle mie badanti e vado a letto.
La notte ho sognato un orso gigante che dipingeva delle persiane di marrone letteralmente cagandoci sopra.
La mattina dopo Ivan mani-d'-oro arriva alle 8 e 30 dandomi la vivida impressione di aver dormito sul ciglio della mia porta e inizia a lavorare. Io devo uscire, faccio il gesto della mano tipo sciò sciò e Ivan quasi se ne va lui ma lo blocco e mi indico. Così vado. Faccio le mie cose. Dimentico Ivan, le persiane, i muri, la casa, chi sono. Rientro alle 18. Nella casa c'è silenzio. Ivan non c'è. Ivan ha già finito. Il Compagno Manine-d'-Oro avrebbe già tirato una dacia e cartavetrato un condominio in poche ore. Ivan è una macchina. I termosifoni sono bianchi. Grandi progressi nei rapporti italo-russi. Viva la glasnost, viva la vodka, forza Dinamo. Là dove prima erano volgari fori di trapano e muri che parevano macchie di Rorschach, ore c'è il candore della steppa innevata. Porca puttana, alla grande. Brindo mentalmente con me stesso e considero se masturbarmi per festeggiare.
Poi alzo gli occhi.
Il soffito della camera passata sotto la furia di Ivan è affrescato. E' così da sempre, cioè da quando c'è la casa, a occhio e croce fine '800. Scene bucoliche, idilliache cazzate tipo boschetto e casetta che fuma e uccellini sproporzionatamente fuori scala (cioè, sembrano dei passeri di 2 quintali). Cioè, roba caruccia, l'ideale quando si sdraia una femmina e lei si può sollazzare mentre io cerco un penoso coito. Questo soffitto appartiene (come il resto) alla padrona di casa, la quale più volte mi ha fatto sottintendere che se fosse stato torto un capello a quel soffitto affrescato, lei avrebbe avuto (giustamente) mercé del mio pene e avrebbe potuto infilarmi un braccio nel retto ed usarmi come pupazzo per divertire i nipoti. 
Ma all'occhio attento di un muratore/pittore/raschiatore russo quella serie di fregnacce vecchie devono essere parse un chiaro segno di decadimento occidentale, dei disegni fatti male e con delle crepe inguardabili e, sempre nella mente del russo, tutto ciò doveva avere una fine e tradursi in una enorme soddisfazione del suo datore di lavoro e tradursi, magari, ulteriormente in un bonus di euro. E così con le sue manine d'oro ha preso il barattolo dello stucco e una spatola, e ,sempre con quei badili armati di falangi grosse come salsicce, ha raschiato un buon 60% degli affreschi e stuccato alla cazzo quel 60% ottenendo l'effetto di un paesaggio bucolico attraversato dal nulla, di un puzzle con 3 tessere sbattute lì da un bambino enorme, con mezze teste di passeri da 2 quintali e villaggi francamente ridotti male da un cataclisma di stucco.
Spero che la padrona di casa abbia un forte senso dell'umorismo e una propensione verso la non attuazione delle minacce e un certo gusto per gli affreschi cubisti.
Ho cercato sul vocabolario on-line Italiano-Cirillico una parola che assomigliasse al nostro colorito Cazzone o una frase fatta del tipo Hai il culo al posto del cervello, ma non sono riuscito a trovare niente.
Ho detto alla moglie/badante che avevo un suggerimento su dove il marito potesse infilare le sue manine d'oro ma che non serbavo rancore per nessuno e che credevo onestamente giusto e corretto l'acquisizione da parte mia dello jus primae noctis sulle loro figlie e nipoti.
Poi per calmarmi mi sono fatto le spugnature. Con lo stucco.


Ps: Credo che adesso Ivan sia partito per Roma. Un amico di un suo amico gli ha detto che c'è un palazzo vecchio vecchio che ha bisogno di una bella mano di stucco specie in un vecchio affresco del cazzo detto qualcosa come Cappella Sistina. 

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19 giugno 2011

La nuova politica

La politica è una cosa molto nobile, è appassionante ed è praticata da migliaia di anni dall'uomo, così come il fist-fucking (consistente nell'infilare un pugno nel retto di un essere generalmente consenziente, un modo per conoscersi meglio, una specie di stretta di mano ma con moooolta più intimità) e lo scambismo (cioè, da quel che ho capito, tu vai con la tua compagna in un club privee, cioè, prima cerchi di capire cos'è un club privee, ne individui uno nella tua zona e dici alla tua compagna "Tesoro, andiamo a un cinemino, vestiti da porca" e poi ci vai e lì inizi a scambiare secondo delle regole non scritte per cui, ad esempio, se un mister X vuole un ciuccione dalla tua compagna, quantomeno deve darti un Pizzaballa).
Ma la politica può essere anche una cosa brutta, avvilente e degradante. Perché la politica è fatta di uomini o da una sottocategoria di uomini, gli Uomini Politici, roba da far scappare dei gerarchi nazisti al grido di "Noooo, kvesto è tvoppo!".
Ma non tutti gli Uomini Politici sono uguali. Ci sono delle differenze anche in un letamaio e certuni hanno addirittura il dito opponibile e certi, addirittura, lo usano, e, insomma, c'è gente là fuori che cerca di cambiare le cose e se ci scappa una poltrona che male c'è?
Per questo, a cavallo tra una tornata elettorale e l'altra, la Gato Production ha deciso di interrompere momentaneamente la superpremiata serie "Donna nana, vanno tutti in tana" per proporvi una piccola guida su quelle che sono le formazioni politiche emergenti, quelle piccole luci di speranza nell'asfittico panorama italiano prima che decidiate per l'espatrio nella più civile Caracas.


Il Partito dello Spekkio (o SPEK): insomma, diciamocelo in faccia, non è che l'Uomo Politico fa schifo, siamo noi a fare schifo, è 'sta società malata che produce degli scarti d'uomo che poi, per una sorta di politically correct, ha denominato Uomini Politici. Noi siamo delle merde, delle caccole nel naso del Signore, e lo SPEK intende mettere a nudo questo aspetto fondamentale della scena italiana. I militanti dello SPEK vi suonano il campanello e quando aprite vi sbattono sul grugno la vostra faccia e vi chiedono "Votereste questa fogna umana?". Questo aggressivo e innovativo modo di fare politica sta raccogliendo sempre più consensi, anche se l'unica nota negativa consiste nel fatto che la maggior parte della gente viene presa da sconforto e depressione e non andrà a votare mai più al mondo e, casomai, andrà a prendere litri di grappa al Lidl con un sacchetto di carta in faccia (e, attraverso strani flussi elettorali e casi della vita, entrando in un altro partito di cui sotto).
Il Partito del Farfuglio (o PDF): non so, vi capita di assistere ad un dibattito tra uomini politici e ognuno dice la propria opinione (è un termine forte, lo so) e poi è il turno del rappresentante del PDF e gli viene chiesto, ad es, cosa ne pensa della privatizzazione dell'acqua e questo inizia a fare dei versetti e robe del tipo brr pff uhmmm emadai eeeehhhh e dopo un po' la parola passa ad un altro. L'arma forte del PDF sta nel non schierarsi e nel non manifestare un'opinione ma di lasciare libera interpretazione di quelle 4 minchiate all'ascoltatore il quale potrà, così, infilarci quello che crede meglio. Plasmabili come il Pongo, questo il loro motto.
Il Movimento a Quasi Cinque Stelle (o QUASI): se per il movimento di Grillo non c'è sinistra né destra, per il QUASI non esiste neanche la 3a dimensione e ci sono seri dubbi che questo sia il sistema solare. Movimento nato grazie agli infuocati interventi sul web di Jimmy il Fenomeno (la sua dettagliata reprimenda sull'illegittimità incostituzionale di certe leggi declamata scoreggiandone almeno 3 articoli, è uno dei video di YouTube più cliccati), è riuscito in poco tempo a diventare una forza politica di un certo rilievo. La peculiarità dei loro candidati sta nel non avere alcun preconcetto da vecchia politica, di essere sostanzialmente dei tecnici preparatissimi in un campo specifico per cui se, ad es, un consigliere comunale del QUASI è un fotografo, alle sedute parlerà di ottiche e sgranature nel fissaggio dei colori e per il resto se ne vadano affanculo, mica si può avere un'opinione su tutto. Da ricordare, infine, il comizio finale a piazza del Duomo a Milano in cui 30.000 persone hanno scoreggiato simultaneamente cambiando per qualche ora l'ecosistema della città meneghina e rendendo di fatto inutile il sistema degli eco-pass.
Il Partito Anonimo (o ?): questa è gente pura e dura e cazzuta che gira con un sacchetto di carta in testa e si esprime con una serie di frasi pronte scritte su cartelli da usare all'occorrenza (MANGIARE, BERE, CACCA, SCOPARE). Perché, diciamocelo in faccia (anzi in sacchetto), tutto è apparenza al giorno d'oggi, l'aspetto ha assunto un valore che il ? vuole demistificare nascondendo il vero volto dei suoi candidati. E, di più, anche con le parole non è che si risolvano tante cose e si corre il rischio di essere fraintesi e uno dice Nucleare e tutti a pensare a le radiazioni e agli uomini con 3 gambe (no, non i neri jamaicani) e all'insalata all'isotopo. Perciò quelli del ? non vi diranno niente, vi fisseranno dai loro buchini nel sacchetto e, una volta eletti, faranno risuonare nelle sale del potere l'arma più potente: il silenzio. (ps: da notare che il comodo sistema dell'anonimato renderà più agevole la presenza degli eletti essendo, di fatto, tutti sostituibili perché chi cazzo volete che li riconosca e rendendo, oltretutto, la democrazia finalmente orizzontale; vi basta un sacchetto di carta e magicamente vi potrete ritrovare in un posto di potere).
La P(S)2: dalle menti geniali di Gelli Licio ( autore delle fortunate saghe P2 e Grand Theft Italia) e di Suka Heballe (il visionario fondatore della SEGA Corp. e ideatore del termine SEGA e del logo SEGA costituito di un mr. Suka nudo che fissa il proprio pene). Questo partito sa che la vita è tutta un gioco. Nel manifesto fondativo della P(S)2 (scritto a 4 mani e 0 cervelli), vengono gettate la basi fondamentali di quella che sarà l'Italia dopo la presa di potere: azzeramento dell'anagrafica nazionale; grande sorteggione per riassegnare dei nomi più adatti al Grande Scopo (le quote saranno, all'incirca, una 50ina di milioni di Licio/a, 2 Mandrake, 2 Godzilla  e 1 Chtulu); uscita dalla NATO e rientro in grande stile nella NATO affermando di chiamarsi Super Stati Uniti e tirando fuori 3 carte Magia; sostituzione della vetusta Costituzione con il regolamento del gioco di ruolo nazionale La Grande Paura (come atto di iscrizione, ad ogni cittadino verrà richiesto di far detonare a casa propria una Bomba Maradona al fine di creare quella Giusta Tensione e/o Strategia della Tensione all'interno del nucleo familiare). Per inciso: i vostri voti non sono richiesti e, anzi, il solo atto di andare votare verrà interpretato come aperta ostilità verso il futuro governo P(S)2.
I Seguaci di Culez: il grande e magnanimo Culez, divinità fenicia costituita da un massiccio ed enorme glande e dalla testa gluteiforme, dopo secoli di pennichella ha deciso di tornare a farsi uno spuntino da noi. Il grande Culez NON vi chiede il voto, ve lo ordina. Culez sarà magnanimo con voi stupide caccole insignificanti. Il Magnifico Aerofago chiede solo venerazione e poche rotture di coglioni (peraltro sacri nel culto di Culez). Il grande Culez, o Chiappe Flaccide, ordina a voi umanuncoli il culto della Sua figura attraverso la cessazione immediata del blasfemo comportamento odierno; ordina l'inversione del vestiario, le mutande verranno a coprire le vostre oscene facce e una t-shirt o camicia o polo faranno da cornice al vostro culo discinto. Adesso pregate seguendo la guisa dei vostri avi: in ginocchio, testa in basso a terra, mani sul bordo delle chiappe, allargamento chiappe e lasciate risuonare il Verbo di Culez.
PS: Nel caso non votiate per Culez, Culez stesso si farà premura di venire direttamente da voi, staccarvi la mano destra, prendervi in prestito un documento e la tessera elettorale, e andare a votare per voi. Grazie per l'attenzione.



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21 gennaio 2011

La storia è dentro di me (e quando esce mi da 50 euro)

"La vita è solo cattiva letteratura".


"Mi è stato chiesto se ero consapevole delle implicazioni morali di ciò che facevo. Come dissi al tribunale di Norimberga, non sapevo che Hitler fosse nazista".
Woody Allen in Memorie di Schmeed.


"Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso"
Guy Debord in La società dello spettacolo.


"A chi lo devo succhiare per avere un Martini decente?
un Gato riflessivo al bancone di un bar.


Io sono El Gato e sono un testimone del mio tempo.
Che per quelli meno svegli è anche il loro tempo.
E ho una storia da raccontare.
Una storia molto bella, con un sacco di personaggi forti e credibili (magari un po' monodimensionali e monomaniaci) e intrecci di plot degni di Philip Dick o uno sceneggiatore del Lando (se siete femmine, giratevi verso il primo maschio disponibile, buttategli lì un "Ma tu sai cos'è il Lando?", aspettate che il maschio si asciughi le lacrime nostalgiche e sentite che vi dice).
Una storia che, come si dice, si scrive da sola, una storia che genera altre storie in un racconto infinito. Lasciate da parte categorie come schifo o morale. Non pensate "Questo è troppo" o "Non ce la faccio più". Immergetevi nel caccone di queste vite ed empatizzate con loro. Perché queste vite sono la storia stessa, la condensano e la mutano di continuo. 
Eccovi allora i personaggi principali non in ordine di importanza, anche perché non c'è ordine ma solo un gran troiaio (questa locuzione assumerà una dimensione diversa più avanti):
-Ruby: è una gnoccona marocchina che assomiglia in modo impressionante a Ugly Betty senza occhiali, parente alla lontana di Mubarak e amica di Goldrake; fa la cubista nelle discoteche e, conseguentemente, ha i timpani lesi e comunica solo urlando verbi all'infinito e qualche soggetto qua e là; non è una prostituta ma se ci scopi pretende 500 euro e non ti rilascia nemmeno la fattura; partecipa a delle cene nella Villa de Il Capo Di Governo con menù di pesce e di carne e non capisce bene che la carne del menù è lei; poi sbatte la testa e va in televisione dove una checca isterica la intervista e lei dice che non è mai stata alle cene de Il Capo Di Governo e di non aver mai chiesto soldi e di non essere una donna e che questo non è il 2011 e che questa non è l'Italia e forse nemmeno il sistema solare e poi si mette della cipolla negli occhi e piange e chiude gli occhi perché tanto questa non è mica la realtà.
-Lele Mora: è uno che sembra Jimmy Il Fenomeno con una tovaglia bianca addosso, fa l'agente per persone che vogliono sfondare e passa ore nudo con loro per spiegargli con accuratezza il concetto di sfondare; era socio con Fabrizio Corona (uno che ha inventato la birra con la fetta di limone e brevettato l'alchimistica formula del Trasformare la Merda in Oro) passando ore nudo con lui per spiegargli con accuratezza il concetto di sodomia (che, per dovere di cronaca, consiste nell'inserimento di un qualsivoglia pene all'interno di un qualsivoglia ano ed esclude, quindi, pratiche come il limonare duro con un amico sotto la doccia o prendergli l'arnese in mano per soppesarlo); è orgogliosamente fascista ma senza nostalgie che a lui va bene anche com'è adesso; ha per Ruby una innata simpatia e la rispetta come donna e fica e tette, e cerca di inserirla nel mondo dello spettacolo mentre il mondo dello spettacolo si inserisce dentro di lei; parla spesso con il proprio culo che dice cose molto sensate e vorrebbe essere ascoltato più spesso.
-La Villa de il Capo Di Governo: personaggio chiave della storia, è una villa storica in carton-gesso sorta su un antico cimitero indiano-padano su cui grava una maledizione che fa si che chiunque ci entri, tenda ad assumere atteggiamenti da mignotta o da ministro della Repubblica (o tutte e due insieme); in una cripta segreta cela antiche vestigia risalenti al tempo della disco-music e del porno old-school, come ad esempio le divise dei Village People o la serie Ruby-Infermiera-Porca; spera un giorno di diventare un bordello così la finisce con 'sta vita di degrado.
-Emilio Fede: un anchor-man vecchio stampo, una faccia da Larry King passata sotto un ferro da stiro, un uomo libero di dire quello che pensa dopo che gli hanno detto cosa pensare, uno che la notizia te l'azzanna, se la mastica e se la sputa e passa ad altro (tendenzialmente la fregna); con Lele Mora si occupa di portare donne al campo profughi "Villa de Il Capo Di Governo"  dove, per motivi igienico-umanitari, esse dovranno giacere una notte nude in isolamento col Capo Di Governo attendendo come la Fenice il sorgere di una minima erezione; tifa Milan e non si spiega l'ottuso regolamento del calcio femminile che impedisce alle giocatrici di esibirsi nude e insaponate. 
-Le telefonate: costituiscono la parte, diciamo, più leggera della storia, vengono ad equilibrarne i forti momenti drammatici; in esse un sano spirito goliardico prevale, sono pagine di autentico umorismo caustico che non temono di usare termini forti e immagini derivate dalla fornicazione con gli animali; esse possono essere citate letteralmente o inventate di sana pianta e il risultato è lo stesso, basta ispirarsi ai dialoghi immortali di "Anal Intrudes 2" o di un qualsiasi Jerry Calà; insomma, fatevi di LSD e iniziate a dire le cose più zozze che vi vengono in mente e ci andrete vicini.
-Minetti Nicole: un figone assoluto che alle sedute del consiglio regionale ha fatto introdurre la votazione per alzata di pene, un'igienista dentale che mette a proprio agio i clienti e dice "Apra i pantaloni" invece di "Apra la bocca", una professionista dentale seria che non ha remore a farsi trapanare; una alla mano che parla con tutti, pure con Lele Mora; una dura, una con un pelo così nello stomaco, una che lotta e ogni mattina affronta allo specchio quella stronza (ma indubbiamente figa) che la fissa; la doppiatrice di Titti nell'edizione italiana del cartoon.
-Il Capo Di Governo: un supereroe che gira con la calzamaglia sulla telecamera, un uomo al servizio dell'Italia purché non si consideri l'Italia secondo le stupide e micragnose logiche della democrazia-geografia; un figlio dei lisergici anni '70 che non ha paura della nudità e della vagina e, anzi, tende a ricercarla il più possibile per un dialogo costruttivo; un liberatore della donna nel senso più ampio del termine perché ogni donna deve sentirsi libera di fare quello che dice lui; uno il cui sbarazzino e freakettone stile di vita è "non è che se prendi 2000 euro da me allora ti devi sentire costretta a fare tutto e adesso rivestiti, puttana"; uno che combatte il comunismo a colpi di figa; uno che trova comodo rilassare i muscoli del collo sulle tette di un'amica; un macho dal cuore tenero (dove per macho si intende misogino e per cuore tenero si intende cazzo moscio o pene incapace di erezione o salsicciotto crudo); uno che pensa che la maggiore età sia solo un numero scritto sulla tabella di un finanziere (corruttibile); uno che se ne frega del giudizio degli altri e va per la sua strada a 100 all'ora e sapete come sono i magistrati, animaletti che si spaventano quando vedono le luci dei fanali e tocca metterli sotto; uno che ha il Milan e se ne sbatte del calcio femminile, tanto sabato c'è la gara di lotta nel fango alla Villa de Il Capo Di Governo.


to be continued...

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02 gennaio 2011

Noi Gato, voi NO.

Umani bastardi e caccolosi, noi siamo gli El Gato. 
Attraverso una sana discussione condominiale all'interno del cervello (?) del corpo umano che ci ospita, abbiamo deciso di fornire qualche piccola precisazione ad un precedente messaggio diffamatorio e fuorviante. 
Abbiamo prima cercato di contattarvi tutti telepaticamente ma la maggior parte dei vostri cervelli erano irraggiungibili o assenti e noi con le segreterie non ci vogliamo parlare (e, fatto strano, nelle teste di quelle macchine da riproduzione che chiamate femmine, si sentivano solo echi lontani di neuroni che ripetevano assurde parole come borsetta o shopping. Nostro consiglio è di procedere immediatamente alla disattivazione di ogni funzione cognitiva delle vostre femmine da monta. Il metodo è sicuro ed usato in tutta la galassia senza il rischio di perdere la garanzia d'acquisto della vostra femmina: ci vogliono una borsetta, dell'acqua calda, un bastone di legno e una presa elettrica; si attira la femmina in una stanza agitandole davanti la borsetta e dicendo parole dal magnetismo atavico come Chanel o Prada; si getta loro una secchiata d'acqua con la scusa della preparazione invernale per Miss Maglietta Bagnata Estate 2011; si attira la femmina verso la presa elettrica usando le precise parole "Cara, lì dentro c'è quell'anello di diamanti che volevi tanto"; si attendono 10 secondi che la benefica corrente faccia il suo effetto; col bastone si sposta dalla presa il corpo finalmente decerebrato; fatto). 
Perciò, dopo aver vagato nel vuoto delle vostre teste, abbiamo deciso di usare un mezzo antiquato come la parola. Cioè, è stata una decisione controversa, La quasi totalità degli El Gato era per il "Affanculo, sterminiamoli tutti e banchettiamo coi loro corpi e prendiamoci le loro femmine", ma poi non ci si è trovati d'accordo sul vino che si sposasse bene con la carne umana.
E perciò ecco alcune precisazioni.
1) Quelli che nel post precedente vengono citati come "memorabili autogol", li abbiamo sempre interpretati come "Joie de Vivre" o "Palla-in-rete-gol-è" o "dare-una-smossa-ad-una-partita-decisamente-noiosa" o "spezzare-una-catena-di-eventi-che-avrebbero-potuto-portarci-a-vincere-una-partita-con-disastrose-conseguenze-nell'umore-di-quei-poveretti-d'avversari". 
2) Noi El Gato siamo "opinionisti" che è una sottocategoria del "tuttologo" che, in soldoni, significa che il buon Dio ci ha fornito di bocche e ci ha detto "Adesso andate e cercate di rimorchiare producendo una specie di rumore di fondo nelle orecchie delle femmine fino a portarle allo sfinimento e, conseguente, accoppiamento. O, in alternativa, dotatevi di qualche banconota da 50 euro e andate su una statale". E noi El Gato altro non facciamo che seguire gli esempi più eccelsi in tal senso: dal nostro leader Minzolini (anzi, i Minzolini che dentro la sua testa ci sta tutta la serie di Big Jim Direttore-di-Giornale) copiamo quello che sta facendo con la Ferrario e mezza redazione (quella con un buco davanti tra ombelico e ginocchia); dal tipo basso e pelato (quello che ha fondato il PDL, Pene della Libertà) quello che sta facendo con tutta l'Italia (quella che ha un buco dietro tra chiappa e chiappa).
3) Essere opinionisti non è solo rendere il confine tra faccia e culo molto labile. Signifìca (dal latino signi-fica: ricercare compulsivamente la verità dentro qualcuna e dopo fumarsi una sigaretta e sgattaiolare fuori dal letto) prendere qualsiasi cacata vi passi per la testa e metterci un bel fiocco sopra e andare al bar della stazione e dire al primo vaccone da sbarco che trovate "Sai, io sono un opinionista" mentre vi tirate su il pacco con eleganza. E signifìca trovare la forma più corretta per esprimervi senza usare la facile scappatoia di mettere ogni 3 righe parole come culo, fica, cacata. 
4) Infine, vorrei segnalare che gli El Gato, dopo lo straordinario successo di blog come Ilcampovinato.com (il flusso di coscienza di un alcolizzato mentre discute con un orinatoio che assomiglia incredibilmente a Lady Gaga) e culoficacacata.com (una seria denuncia sul deterioramento della comunicazione attraverso la pubblicazione di immagini di culi e fiche e cacate e ragazze che lavano macchine strofinandoci le tette), sono lieti di annunciare l'ultimo nato: seiofossite.com, una specie di sit-com nel quale si indaga sul mondo della famiglia, cosa significhi, quali vantaggi porti, chi è quella creatura che mi trovo nel letto ogni mattina. Nel primo numero, uno speciale su Casa Dancing: il vostro reporter di fiducia si è messo una parrucca, depilato il pube ed ha sostituito Francesca per una settimana subendo le fiacche avanche sessuali del Dancing e una serie di rapporti sessuali simili all'agopuntura ma senza le punture. E in esclusiva le prime foto del ritrovamento del pene del Dancing attraverso raffinate scansioni dal microscopio atomico.
E adesso gli El Gato vanno a cercarsi 7-8 mignottoni per sfangare la domenica. Buon 2012 (siamo sempre troppo avanti).
A morte gli umani (maschi).
Fine messaggio.

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01 gennaio 2011

È nato prima il Gato oppure la cantina?

Nell'augurare a tutti voi che questo 2011 sia il migliore dei vostri ultimi 20 anni (almeno), colgo l'occasione per invitare chi di voi sia attratto dalle cose del buon bere a leggere le digressioni enologiche contenute nel Blog del Gato.
Lui si è sempre ben guardato dal farsi pubblicità sul Dancin Blog, perché è un signore e perché probabilmente non vuole mischiare il sacro con il profano, il che è persino -incredibile dictu, trattandosi del Gato- una scelta legittima e intelligente.
Ma dato che abbiamo ormai inesorabilmente rotto il muro dell'omertà sulla sua identità e persino sul suo aspetto fisico, non vedo per quale motivo dovremmo continuare a tenere nascosta questa sua identità parallela.
Una attività ludica -sappiamo tutti che in realtà lui vive dei proventi del Dancin Blog- ma pur sempre un'importante emanazione della sua Gatitudine verso la terra e la natura.
Una tessera fondamentale del puzzle della sua personalità, un'altra delle facce della sua medaglia n-dimensionale.
Il Campo Vinato è un importante punto di riferimento per tutti quelli che si ubriacano ma non sanno il perché, per coloro che non hanno la benché minima percezione di cosa distingua un vino da un bicchiere di acqua sporca, per chi crede che ci sia qualcuno che di vini ci capisce per davvero.
È tranquillizzante vedere come il Gato possa vendere aria fritta con la stessa freddezza con la quale ci regalava i suoi memorabili autogoal, lasciando intendere all'ingenuo lettore di possedere la materia quando in realtà sappiamo tutti che è la bottiglia, al limite, che può possedere lui.
Ed è straordinario osservare come ci siano persone del settore che abboccano al suo amo.
Come sempre, se li mette tutti in tasca come gli pare.

Grande Gato.
Buona lettura a tutti, e Buon Anno.

Baci.

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