09 novembre 2006

Povera Patria

Povera PatriaNon so se capita anche a voi, ci sono periodi nella mia vita in cui le cose simili si concentrano.
Non nel senso mentale del termine, proprio nel senso temporale dico.
Periodi non necessariamente lunghi, beninteso; possono durare anche lo spazio di pochi giorni.
Ma sono periodi intensi, nei quali tutte queste cose accadono e divengono come se vivessi dentro un acceleratore di emozioni.
Questo è il periodo della gente che si è rotta il cazzo di vivere in italia.
Sono due-tre giorni che chiunque parli con il sottoscritto esprime chi la viva determinazione, chi la tendenza di raccogliere quei quattro stracci che gli sono rimasti, salutare tutti mandandoli affanculo e andare a vivere all'estero.
Se ci pensate bene è una cosa incredibile, noi ci anestetizziamo a poco a poco quasi senza accorgercene, ma sono riusciti a farci venire la voglia di non vivere in uno dei paesi più belli del mondo per la varietà della sua natura e per la qualità di certe cose che fanno bene al cuore, come ad esempio il cibo e le donne.
Non lo ritengo un risultato indifferente, e di questo dobbiamo ringraziare una classe politica infame per valori e altri mille parametri fondamentali.
Non ne faccio un discorso di parte, sia ben chiaro: auguro tanto a Berlusconi che a Prodi di morire sereni (in fretta, ma sereni) e togliersi dalle palle.
Il problema è un altro: questi due rappresentano il vuoto più assoluto e non sto qui a elencare i motivi per i quali esprimo questo insindacabile ed oggettivo giudizio.
Il problema è un altro, dicevo: è il vuoto che sta dietro al vuoto.
Avete mai pensato per un momento (lo so, è difficile: questi due sembrano immortali) al dopo Berlusconi, al dopo Prodi?
Non vi spiazza completamente l'idea che questa dilettantesca classe politica combatterà guerre da poveri, senza esserne nemmeno capace perchè anche la guerra è un'arte e per condurla bisogna essere artisti, per aggiudicarsi il controllo di un paese che hanno comunque contribuito a mandare allo sbando?
Qualcuno rimpiange la classe politica pre-tangentopoli.
Io nemmeno quella, non me ne frega un cazzo che quelli non fossero dilettanti ma politici veri, cioè criminali rodati.
Credo che tra il peggio e il peggio sia molto complicato scegliere.
Ci hanno messo nelle mani un paese che non ti dà accesso al credito, dove se uno ha un'idea non la può realizzare nemmeno se finge di essere un extracomunitario (potendo contare cioè su tutta una serie di diritti negati agli autoctoni), dove i pochi che lavorano e sono controllabili pagano il 60% di ciò che guadagnano allo stato, dove il parassitismo è considerato un diritto, dove la criminalità organizzata riesce a lasciare lo stato fuori dalle città, dove tutti sono corrotti, dove rubano tutti, indistintamente, nessuno escluso.
Alcuni per necessità, poveracci; altri per puro gusto, politici.
Siamo sicuri di voler lasciare questo paese ai nostri figli?
Io mi sto seriamente ponendo il problema, anche perchè non ho mai creduto che quei famosi periodi che descrivevo in cui le situazioni simili si concentrano arrivino per caso.
Temo che siano dei segnali di qualche tipo, anche se non so bene chi li mandi.
Sono passati 15 anni da questa canzone:

Povera Patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

Non commento.
baci

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