10 gennaio 2007

Come eravamo

Caro PierinoNon so voi, ma io durante queste ultime feste ho mangiato come un vero verro.
Tutte le sere fuori a cena tra famiglia ed amici; una condotta di vita che lascia il segno, tanto che da lunedì scorso sono ufficialmente a dieta.
Cercando appunto di smaltire i postumi di questo regime alimentare da ricovero ospedaliero, un po' di giorni fa mi sono messo a spulciare tra vecchie cianfrusaglie e ricordi di famiglia.
Con mio grande disappunto non ho rintracciato il vecchio registratore Geloso a bobine con il quale giocavo da piccolo assieme al mio papà (ma non demordo, la ricerca continuerà).
Ho invece ritrovato un pacco di lettere che mio padre aveva conservato e che mi ha lasciato in eredità; lettere di quando era giovane.
La rifessione, ve la anticipo, è la seguente: in una sessantina d'anni è cambiato tutto.
Il modo di rapportarsi, il modo di comunicare, tutto.
Ho pensato che mio figlio di certo non ritroverà le mie lettere; al massimo, qualche informe massa di bit poco intellegibili, dato che è provato dalla storia che più le tecnologie progrediscono, più breve è il ciclo di vita delle informazioni che viaggiano su queste tecnologie.
I papiri dei Babilonesi sono giunti sino a noi ma già oggi leggere un floppy disk è complicato perchè quasi più nessun pc ha più il lettore; e parliamo di un supporto di 10 anni fa!
Comunque, tra le tante ho trovato questa lettera del 1954 nella quale un ex compagno di scuola di mio padre scriveva appunto a mio padre dal Castello di Pergine nel quale non ho ben capito cosa facesse; ma la cosa non è importante.
La cosa rilevante è la bellezza di questa lettera, nella quale questo vecchio amico (che si chiamava Nanni e non ho idea di dove sia oggi, ammesso che sia ancora vivo, né di cosa faccia) descriveva a mio padre un suo innamoramento.
Prendetevi 5 minuti e leggete perchè ne vale la pena, fidatevi.

Caro Pierino,
ti scrivo questa mia lettera spinto da un bisogno di sfogo che mi brucia il petto.
Non posso farlo altro che con te che ti sei sempre mostrato mio amico e consolatore in situazioni che ben ricorderai.
Avrai già capito quello che mi capita: sono pazzamente innamorato.
Non ti immagini certamente chi possa essere la donna del mio cuore.
Una cameriera.
Non scandalizzarti, ti prego.
Non mi vergogno affatto della sua condizione, anzi ne sono orgoglioso.
Vedo in lei solo la donna che ha colpito i miei sensi e che, con mano gentile ha fatto vibrare le corde del mio spirito in una armonia dolce e travolgente che mi ha completamente avvinto.
Mio caro Pierino, non mi è mai capitata una cosa simile.
Se ti dico che quello che nutrivo per Gabriella, è niente in confronto di quello che provo ora, ti puoi immaginare in quale stato d'animo mi trovi.
Non credere che sia un amore vano come il primo, fatto solo di illusioni e di sogni.
Lei pure mi ama, e forse più di quanto la ami io.
Purtroppo molti ostacoli rendono difficile e quasi impossibile la nostra relazione.
Tu penserai certo che è questo che rende più bello l'amore, e in verità lo pensavo anch'io, ma se ti trovassi nei mie panni cambieresti opinione.
Ti ho già detto che ho bisogno di uno sfogo, ma voglio che tu ben mi comprenda.
Da quindici giorni dura la nostra relazione e quello che fra di noi vi è stato, non era certo men puro della limpida acqua di fonte.
È questo veramente l'amore che sognavo.
Una cosa dolce, sincera, gentile.
Un sentimento indefinibile, ma tanto bello.
Purtroppo non siamo liberi.
Vincolati ambedue ai voleri di una direttrice dispotica e gelosa.
Ogni giorno, ogni ora siamo sorvegliati, e quello che mi fa più male al cuore, è che solo lei, la mia bambina, deve sopportare le conseguenze del nostro amore.
Continuamente la sgridano, la minacciano, cercando di strapparle una confessione che renda possibile la nostra espulsione.
E io continuamente la vedo deperire, farsi pallida, chinarsi le esili spalle sotto il peso di questo nostro amore.
E sono impotente di fronte a questa mostruosa congiura.
Fremo e impreco quando mi è lontana, mi riprometto di troncare tutto, di farmi forza, per il mio e per il suo bene, ma quando la vedo vicina a me, quando la stringo forte al mio petto, gli occhi brillanti di gioia e di amore, le gote arrossate, le labbra esangui di nuovo atteggiate a un dolce sorriso; quando sento in tutto il mio corpo un aitante slancio di devozione e di amore, non so più resistere, non mi domino più e, pur cosciente del male che le faccio, pur cosciente del periodo a cui andiamo incontro, egoisticamente mi abbandono a questo amore che ci travolge, che ci comanda, che ci esalta e innalza alle supreme vette della felicità.
Ma allorchè dolenti ci stacchiamo, quando la vedo allontanarsi frettolosa e guardinga, quando mi si nasconde dietro una svolta, lasciandomi solo il ricordo degli amplessi recenti, allora, solo allora, il rimorso mi stringe il cuore come una terribile morsa rovente, come la mano di un boia che voglia strapparmi dal petto lo scrigno che racchiude il mio amore, il nostro amore.
Da quel momento vivo in preda al terrore.
Mi sento spiato, vedo costantemente davanti a me gli occhi accusatori della "Padrona" e non mi dà forza di sopportare, altro che il pensiero di lei che mi ama.
Il ricordo del suo viso dolce, dei suoi capelli morbidi, del suo delicato corpicino si limita.
La speranza di riabbracciarla, di stringerla, lasciarla ancora, di sentire la sua voce carezzevole, le sue mani morbide nonostante il quotidiano lavoro manuale che compiono.
Mi sforzo di studiare e ci riesco solo perchè è lei che mi scongiura di farlo.
È lei, Antea, che anche da lontano, e forse più da lontano, mi guida, mi esorta allo studio, duro, accanito, per la conquista di una agognata libertà che portà renderci felici, potrà aprirci una lunga, lunghissima via sulla quale uniti cammineremo dimentichi del mondo che si affanna, del tempo che inesorabile scorre, consci solo del nostro immenso amore.
Di questo amore che ci dà la forza di sopportare la reclusione, le angherie.
Cosa farò io se dovessero separarci; se dovessero mandarla via, scacciarla come una persona vile e indegna, strapparla a me come la mano bruta del boscaiolo strappa la verde edera all'olmo?
Mi sforzo di non pensarci, ma il timore che questo possa avvenire, che un giorno io non la veda più muoversi leggermente con passi silenziosi per i vasti e contorti corridoi del Castello, per i freddi saloni, modesta ed elegante nella sua vestina nera, come una rondinella smarrita, mi fa balzare il cuore.
Il sangue mi pulsa nelle vene, mi scende davanti agli occhi una nebbia orribile, spaventosa, e in essa io vedo piano piano scomparire la figura amata.
Non so come ancora abbia la forza di sopportare, di tacere, di resistere alla tentazione di urlare a tutti il mio amore, il mio tormento.
Scrivimi presto, ti prego.
Abbi per me parole di conforto, quali da nessun altro io possa ricevere.
Sostienimi con la forza della tua amicizia, perchè tu hai una fede in cui confidare nei momenti di abbandono, mentro io sono solo, abbandonato in mezzo a tanta gente che non si occupa del prossimo suo, che pensa soltanto ai suoi interessi, che non ha parole di conforto nè magnanimi gesti di aiuto per un suo simile che cade sul periglioso cammino della vita.
Per un suo simile che cade schiacciato da un peso troppo grande, che gli tronca le forze e gli arresta i battiti del debole cuore.
Da un peso che lo sommerge nell'infinito, misera nullità.

Nanni

PS Ti prego di leggere, se credi, questa mia, a tua madre, che mi comprende forse più degli altri.
A nessun altro, però devi far parola di quello che ti ho scritto e tanto meno ai miei genitori che non mi hanno mai compreso anche se la colpa è sempre stata mia.

baci (ndr)

2 Commenti:

Blogger Marco Rottigni (AKA RoarinPenguin) ha scritto...

Bellissima... toccante... vera!

Ciò che dici riguardo al modo di comunicare, caro Dancin' è vero totalmente ma non trovo sia tanto triste.

Non mi dispero perchè non si scrivono più (tante) lettere a penna (anche perchè la mia calligrafia è quello che ha spinto Christian Jacq ad intraprendere lo studio dei geroglifici)... trovo che l'aspetto più triste del comunicare oggi siano i contenuti.
Strano a dirsi, ma è come se l'aumento incredibile delle forme e delle possibilità di comunicazione istantanea abbia causato pian pianino uno svilirsi delle forme, un imputridirsi delle cose da dire, un desiderio di sintesi che non permette più, ahimè di scrivere bello.
No... non è un errore... non volevo dire scrivere bene, anche perchè non ne sono capace.
Ma scrivere bello, scrivere come arte, dove il contenuto rivela carattere, dove la forma rivela la persona che comunica...
E a poco serve adottare faccine più o meno animate per esprimere quegli stati d'animo che in una lettera come quella che hai così generosamente riportato (magari ricontrolla solo il code page perchè ad es. gli apostrofi appaiono come punti interrogativi) traspaiono dalle parole stesse.

E forse è proprio perchè esistono delle persone che credono ancora in questi valori che un esperimento così "comune" come un blog si sia trasformato in un interessante punto di incontro quasi fosse un bar di paese.

Perdonate la logorrea (ora so che che non si dice lgorroicità), ma mi piaceva condividere questi pensieri.

RP

10/01/07, 09:16  
Blogger Fabrizio Monaco ha scritto...

Se questa lettera è di 60 anni fa vuol dire che è stata scritta a metà degli anni 40, il che mi porta a fare qualche riflessione, ovvero: mi colpisce molto la scelta dei termini, benchè spinto da un sentimento e da una situazione molto pressanti la lettera è scritta in un perfetto italiano, segno che Nanni era in possesso di una cultura molto elevata per l'epoca. Il secondo particolare che mi colpisce è proprio il sentimento che si esprime quasi in una deflagrazione... molto toccante. Sono daccordo nel sostenere che in 60 anni tutto è cambiato, ma vi immaginate se qualcuno ci scrivesse una mail con queste stesse parole? Probabilmente chiameremo questa persona su MSN o Skype, o a limite al telefono (cellulare), per dirgli:"ma che ti sei bevuto per scrivere in quel modo?"... quando invece è poesia pura.

...Stavolta sono stato più prolisso del nostro Pinguino Ruggente :-D

10/01/07, 09:31  

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