26 aprile 2007

La storia infinita

le mura e l'invidiaRicordo che un tempo correvamo felici per i prati oltre alle mura, calciando un pallone che regolarmente, o quasi, ci veniva prima sequestrato e poi forato (o almeno così lui millantava) dall'arcigno guardiano del parco.
Eh già, perchè prima fanno i parchi e poi vietano ai bambini di calpestarli.
Una sorta di peccato originale in erba (appunto) della tenera età.
Sarebbe un po' come se l'inventore del cioccolato avesse detto: guardate, ma non toccate.
Non scherziamo.
In effetti questa storia dei palloni bucati non me la sono mai bevuta fino in fondo: ho sempre sospettato che ci fosse una cupola del riciclo, una cricca di guardiani del parco che di notte commerciasse clandestinamente in palloni usati.
Se solo a quei tempi fosse già esistito e-bay, non avrei avuto dubbi.
Comunque, nelle menti più o meno vergini di noi bambini doveva esistere da qualche parte nel mondo, in un posto sicuramente molto buio e privo di ogni forma di controllo, una spelonca nera piena zeppa di palloni di cuoio e tango di plastica bucati, frequentata da orchi che andavano e venivano, un po' come in un formicaio, trasportando nuovi esemplari ad ogni viaggio verso questa sorta di deposito di sogni spezzati.
Sì, tango di plastica; ché a parte il richiamo ai palloni usati ai mondiali e che ai nostri occhi erano comunque il non plus ultra, il simbolo del calcio professionistico, eravamo pur sempre dei bambini; e non avevamo mica tanti soldini per comprare sempre palloni di cuoio dopo l'ordinaria scena della colletta che seguiva quella -sempre ordinaria- del sequestro del pallone.
A volte per la verità si riusciva a farla in barba al guardiano e ripensandoci sono certo che era tutta abilità e non indulgenza da parte sua.
Si potrebbe pensare che di tanto in tanto questo cerbero infernale si riscoprisse un cuore nella gabbia toracica e "facesse la scena" di non riuscire a prenderci in castagna: vero un cazzo.
Era sempre un vero figlio di puttana, a prescindere dalla faccia che indossava in quel determinato giorno, e le rare volte che riuscivamo a sfuggire al patibolo della pelòta era tutto sudore della nostra fronte e un traguardo faticosamente guadagnato.
A volte era, più semplicemente, culo.
Ma la maggior parte delle volte era una sintesi di qualità individuali e di gruppo che si traduceva in un tempo di reazione quasi nullo all'avvistamento del bastardo.
Si trattava di genio: fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione; come direbbero gli amici miei.
Bei tempi, quelli.
Ora non so quale delle quattro qualità mi difetti maggiormente, è una gara dura.
Per fortuna ci sarà sempre un gruppo di bambini che si farà beffe di qualche guardiano, finchè ci saranno bambini e finchè ci saranno guardiani.
E' l'essenza stessa del gioco, è lì che risiede la vita.

baci

1 Commenti:

Blogger kiki ha scritto...

Effettivamente, a fare i custodi alla Rocca mettevano sempre delle belle personcine. Una volta, uno di questi si infilò in macchina nel parcheggio antistante; noi, tanto per rompere i coglioni, andammo a vedere cosa era andato a fare e - ovviamente - era lì con un giornalino porno.
Il Troncossi (forse dancin' te lo ricordi, faceva anche il portiere all'Olimpia) gli andò sotto il finestrino e gli urlò un "PORCO!" a bruciapelo che - considerata anche l'età del nostro, ancora non mi spiego come non gli venne una sincope... Per il resto, storie di ordinarie fughe quando ci beccava a giocare a calcio o quando salivamo sulle mura.

27/04/07, 13:53  

Posta un commento

<< Home

eXTReMe Tracker