31 agosto 2009

Dietro un panzone c'è sempre un saggio

E' panzòl'altro giovedì o forse quello prima o comunque un giovedì qualsiasi sono andato ad uno stabilimento balneare a marina di ravenna. è lo stabilimento balneare che normalmente frequento e in special modo la sera non essendo così sicuro che imbrunirsi la pelle fino a spelacchiarla costituisca il modo migliore per sviluppare quelle sostanze che molti medici si arrabattono definendole "necessarie al benessere psico-fisico" [in breve, i raggi ultravioletti hanno varie azioni sulla pelle più o meno incremata: stimolano la funzione pigmentogena, cioè la neoformazione di melanina nell'epidermide (l'abbronzatura), svolgono un'azione disinfettante a livello della cute, stimolano la sintesi della vitamina D; tra gli effetti blandamente negativi, c'è l'eritema (la scottatura), che coinvolge le cellule e i vasi dell'epidermide e si manifesta con iperemia, rottura di piccoli vasi, bolle, edemi, fuoriuscita di liquido; inoltre gli U.V. , accelerano la proliferazione di peluria e, ah, è vero, talvolta possono determinare la comparsa di tumori cutanei. N. B.: è chiaro che di tutto questo non me ne potrebbe fregare di meno se non ritenessi non solo l'abbronzatura una cafonata burina ma la pelle bianco latte-andato-a-male e le borse sotto gli occhi come un must del vero radical-alternative-chic].
lo stabilimento balneare che frequento si chiama Hana-Bi (nome derivante da un film di Takeshi Kitano, eroe dello stile più puramente giapponese fatto di violenza grezza inframezzata da vera poesia delle piccole cose, cioè prima ti sventra uno yakuza con un trincia-pollo e poi fa un unico piano sequenza di 22 minuti sullo sguardo innocente di un bambino). l'Hana-Bi è gestito da un tipo che una volta era il chitarrista di un gruppo hard-core/punk di una certa notorietà nei paesi dell'est pre '89 (questa notizia è ammantata da un certo alone di mistero e non è stato possibile accertarne la veridicità) che poi ha aperto (il tipo) un negozio di cd e poi ha aperto un locale a ravenna tuttora aperto e funzionante e chiamantesi Bronson (da Charles bronson, l'uomo dei film sul giustiziere della notte dove, dopo che gli avevano ammazzato e stuprato e ancora ammazzato in ordine sparso la figlia, se ne va in gio a farla pagare a tutto e tutti con un trincia-pollo). in questi due posti, Hana-Bi e Bronson, il tipo tiene concerti molto belli di roba indie, gruppetti inglesi di post-punk, americani slabbrati e imbolsiti che pestano e menano (degli strumenti) e pare abbiano 4 braccia e 5 piedi e 2 panze. nel suo genere, ha una programmazione di tutto rispetto.
ma il giovedì di cui vi dicevo ha invitato un giornalista a parlare. un giornalista sportivo [nota: per rendere vagamente più comprensibile e dotata di una qualche logica la serie infinita di robe che vi sto dicendo e per dare dignità alla complessità della sua figura, devo dire che il tipo (cioè l'ex chitarrista basso e pelato che peraltro sta con una figona tatuata e alta 1,78 cm senza tacchi ma con gli anfibi) è un grande appassionato di calcio; non so, ad esempio, giuro di averlo visto assorto davanti alla tv per un Sampdoria-Catania mentre una band di metallo pesante chiamata Succo Gastrico o qualcosa di simile pestava di brutto a 10 m. da lui].
il famoso giornalista sportivo invitato in quel bivacco di fighetti pseudo-alternativi era Gianni Mura. un nome di quelli che contano, capace di attirare una discreta folla e di innalzare l'età media dello stabilimento (solitamente sui 23/24 anni) verso la soglia dei 60 ed un consequenziale incremento di capelli grigi e/o calvizie o alopecia androgenetica.
per chi non lo sapesse, Gianni Mura è un panzone. cioè, sembra circondato perennemente da una quintalata di gelatina di pollo attaccata al corpo con del domopack. tiene spesso gli occhi chiusi quando parla ma non sembra mai sul punto di addormentarsi. e dice spesso cose non banali. adesso scrive per Repubblica di calcio e ciclismo, la sua grande passione. e ha parlato di tutto, partendo con l'etica del giornalismo. ne ha parlato agganciandosi con gli inizi della sua professione. iniziò nella metà degli anni '60 alla gazzetta dello sport. quelli della gazzetta per trovare nuovi giornalisti andavano nei licei e cercavano quelli che scrivevano bene. solo quello. già questa cosa rapportata col sistema attuale fa venire i brividi. Mura scriveva bene, lo assunsero e a 21 anni lo mandarono come inviato al Giro d'Italia. a 22 al Tour de France. tra il pubblico si è levato un sibilo sottile che assomigliava ad uno 'Sti Cazzi. ha parlato di doping, della decurtazione di spazio negli articoli (rispetto a 20 anni fa la media di righe in un articolo si è dimezzata e qui ha rimandato alla voce restyling che si può tradurre in "metto-un-sacco-di-foto-ingrandisco-i-titoli-e-taglio-tutto-il-blablabla). ha parlato di muscolarizzazione dello sport. di Pantani. di gastronomia. e poi uno gli ha chiesto proprio alla fine: "E Mourinho?".
cerco di citare a memoria la sua risposta.
"Boh,... a me pare di essere il solo,... voglio dire, a me pare una delle più grosse bufale arrivate in Italia, uno dei più scarsi... figlio di una degenerata cultura dell'urlo senza sostanza, del fumo senza arrosto e di chi gli dà anche dei soldi per farlo... io stravedevo per Kiki e la sua formidabile Virtus... e quel centrale, Bucci... un fenomeno di eleganza e potenza... buonanotte a tutti". (ps: sulle ultime due affermazioni potrebbero aver influito la forte assunzione di mojito unita alla distanza dal palco unita al bofonchiare del Mura).
poi ha firmato autografi tenendo delle bic nei rotoli della panza e se ne è andato a bere 3 birre medie e 2 uischi.

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