13 dicembre 2011

Stella di Natale

E allora sono dal mio pusher di fiducia (che sta a significare che è un tipo a posto che, certo, sparerebbe nel piede a sua madre per 10 euro, ma questo nella morale base di un pusher significa un enorme senso di umanità) e sto controllando su un Atlante Farmaceutico del '96 che il mio livello di assunzione di MDMA, giunto a proporzioni gargantuesche, non vada a cozzare, e a privarmi definitivamente della capacità di pronunciare le consonanti, con l'ultima proposta di Rollo (che è il nome del pusher buono) consistente in una roba detta Stella Di Natale che altro non è che LSD-25, un acido smistato al dettaglio in quadratini minuscoli con sopra una, appunto, Stella Di Natale. E la cosa si fa nebulosa perché nell'Atlante Farmaceutico del '96 il massimo della droga concepita al di fuori dei normali canali di distribuzione, è la Coca-Cola mischiata all'Aspirina ma poi il nebuloso si fa sereno perché intanto mi sono già sparato 3 Stelle Di Natale e penso "Che cazzo, non succede nulla" mentre cerco di grattarmi un terzo piede apparso all'improvviso e di cui non sapevo di essere dotato.
Rollo dice "Bella lì" e faccio notare a Rollo quanto personalmente non sopporti lo pseudo-gergo giovanile nella bocca di un rivenditore di droga formalmente 50enne e fisicamente verso i 70 abbondanti, e Rollo dice di sederci sul divano e mi giro e vedo che il divano viene verso di me e sorride e dico "Bella lì". 
Allora Rollo, che sa come io sia un raffinato cinefilo e quanto, in special modo, ami il porno con una trama ("Senza contesto non si rizza" è il mio motto), dice che è riuscito ad avere una chiavetta usb con dentro una roba che mi spappolerà il cervello, che mi farà fare un hard-reset e poi un bel reboot verso un nuovo livello di conoscenza, non è detto che il nuovo livello di conoscenza sia meglio dell'attuale ma è comunque un cambiamento e tanto tutta la merda è uguale, dice Rollo. 
Rollo, dico io, mica sono sicuro di volermi spappolare il cervello e poi che cazzo di parole sono usb hard-reset reboot, e poi mi rendo conto che sto parlando con una abat-jour di ceramica leopardata e che una voce da qualche parte nel cervello continua a ripetermi: "Scopatela, SCOPATELA ORA!" E Rollo ha in mano una chiavetta usb a forma di My Mini Pony e io sento la mascella che si muove a scatti regolari ogni 20 secondi e apprezzo la regolarità della cosa, e Rollo si gratta il culo col nasino del My Mini Pony e dice che lì dentro (intendendo o il suo culo o il My Mini Pony) c'è un file video ottenuto attraverso contorti canali clandestini e un guazzabuglio di strette di mano, di ammiccamenti, di vite appese ad un filo di sputo, e che questo file è una rarissima copia di un film di cui, percepisco, non ha quasi il coraggio di dire il nome tanta è la leggenda, un film capace di bucare l'ozono del tuo cervello, di rendere la tua misera materia fisica della consistenza di una polpetta, un film che solo alcuni impavidi hanno avuto la forza di guardare restandone ammutoliti per il resto della loro esistenza a fissare una parete bianca e a defecarsi nei pantaloni.
Le parole di Rollo mi arrivano sotto forma di squittio e faccio "Bella lì" e intanto cerco di capire dove poter infilare il cazzo in una abat-jour monoblocco e aspetto che passino altri 20 secondi e poi dico "Metti su il film" e Rollo mi guarda come se avesse davanti un quadro cubista e si batte il petto e dice "Respect" e infila il My Mini Pony nel PC e dice che se lo cerco, lui è andato a farsi un giro in macchina a prendere un cucchiaio bello grande per raccogliermi dopo. 
Mi siedo e cerco di ingoiare una pillola di Zoloft che l'Annuario Farmaceutico del '96 descrive come sertralina cloridrato e classifica come antidepressivo/ansiolitico e rimugino sul fatto che io non sono per nulla ansiolitico ma forse antidepressivo, e dopo essermene infilata una praticamente nell'orecchio, decido di polverizzarla e passare al caro e vecchio sniffa-sniffa. Poi resto fermo.
Dopo circa 10 minuti mi accorgo che la parola PLAY sta a significare non solo GIOCA ma anche SUONA, INIZIA, FAI PARTIRE e, consequenzialmente, faccio partire il film con una punta di delusione che non fosse una schermata vuota di X minuti.
La cosa inizia ad avere un senso.
Il film ha, deludentemente, anche un titolo e lo metto in pausa e me lo rileggo con calma: AVATAR.
E poi passano 162 minuti. In realtà ognuno dei 162 minuti aveva il peso specifico di 4, per cui, a livello percettivo, è come se avessi visto un film di 162x4=648 minuti che sono 10,8 ore che sono un arco di tempo in cui la soglia dell'attenzione di uno spettatore medio è, come dire, bucata, ed è ancor più bucata in uno spettatore con una abat-jour di ceramica infilata nell'uccello.Però le immagini erano molto belle e anche la mancanza di fica o tette non si è sentita più di tanto perché la storia aveva una sua classicità. In pratica ci sta questo pianeta chiamato Pandoro che una multinazionale cattiva chiamata, credo, Paluani vuole conquistare per farci della roba da mangiare, solo che Pandoro è pieno di Pandoresi che sono blu e alti 3 metri e poco più e uno ci perde mezz'ora a pensare che razza di vagine e di peni devono avere, e questi Pandoresi non se ne vogliono andare e se ne stanno come dei minchioni su un super albero e se fate 1+1, allora le similitudini coi Puffi sono evidenti. Gli umani sono divisi in stronzi e buoni e gli stronzi vogliono menare i Pandoresi e i buoni diventare amici, specialmente le donne che di verghe così mica ne hanno mai viste, e usano 'ste cose che si chiamano Avatar per andare a cazzeggiare coi locals. Un Avatar è un Pandorese giocattolo, uno si sdraia e gli infilano degli spinotti nel naso e quello diventa l'Avatar e poi va tra i Pandoresi a fare i loro riti puffeschi come incrociarsi il pene in segno di stima o guardare i fiori luccicare o cavalcare dei coleotteri giganti dopo un'evidente dose da cavallo di Stelle Di Natale
Poi la cosa si complica perché uno storpio ma figo è mezzo stronzo e mezzo buono e si avatarizza mentre i creativi della Paluani studiano modi raffinati per rompere il culo ai Pandoresi e lo storpio è una spia ma poi si innamora della figlia del grande capo Sticazzi e si intrecciano (solo) i capelli a dred evidentemente zozzi e lui si sente strano perché il suo Avatar limona e lui no, ma decide che non vuole più essere stronzo e gli stronzi mica la prendono tanto bene che uno stronzo voglia diventare un ex-stronzo. Allora la Paluani (che in tutta evidenza simboleggia lo strapotere delle multinazionali più sporche e brutte di un cesso di un ristorante messicano dopo la serata chili) attacca di brutto con una gragnuola di bombe alla crema l'alberone dei Pandoresi (che simboleggia come la Natura non accetti che i suoi enormi simboli fallici vengano buttati giù così) e i Pandoresi, che non sono pandoroni, si deprimono e si incazzano in un'altalena di emozioni dalle quali mi sono risvegliato a film concluso.
E ho chiesto alla abat-jour se le era piaciuto (scopare, non il film) e sono rimasto a fissare una parete bianca e cercare di defecarmi nei pantaloni per fare uno scherzo a Rollo quando sarebbe tornato ma poi Rollo non è più tornato.
                                          




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