17 novembre 2011

Garanzie

Stamane sono andato in banca.
Circa 14 ore prima ero seduto nella sobria tavola con le tovaglie a quadrettoni e un'apparecchiatura primordiale in un agriturismo in mezzo a delle colline così abbarbicate e isolate che sembrava di essere rimasti una generazione indietro (quando se nevicava l'unico modo per sfangare le serate era accoppiarsi con degli animali e poi macellarli e nutrirsene), ero seduto e osservavo la tavola di fronte dove un uomo affettava pezzi di bollito, un repertorio talmente completo di bolliti (lingua, testina, carcassa, quasi certamente coglioni, zampe, coda, fegato sbriciolato e impanato) da sembrare che, in effetti, avessero buttato una mucca intera in un pentolone bollente scambiandola per la normale procedura attuata con le aragoste (animali assolutamente da bollire vivi in quanto inutili ai fini di un accoppiamento uomo-animale). Ero seduto e l'uomo depositava i pezzi affettati in un piatto e poi quel piatto è arrivato  in qualche modo da me che chiaramente a quel punto ero mezzo ubriaco e non capivo già più un cazzo e facevo gli occhi dolci ad un pastore maremmano, e ho iniziato la più grossa endovenosa di grassi saturi e insaturi e cartilagini e cose-che-ricordo-solo-vagamente della mia storia e poi sono andato fuori col pastore maremmano e ho pisciato vicino ad un cespuglio mentre la sensazione forte del momento era di avere una palla da bowling nello stomaco e dello schiumogeno fluoroproteico ad alta densità nelle vene e alla fine il pastore maremmano se l'è fatto il mio vicino di posto. C'est la vie.
Poi sono tornato a casa con la tecnica del "Mi lego con una fune al volante e metto un mattone sull'acceleratore" e sono andato a letto e mi sono salutato con un "Buonanotte, uomo-palla".
E stamane sono andato in banca.
Sono andato in banca per una sorta di curiosità nel vedere chi e cosa ci fosse fisicamente davanti a quelle macerie morali e finanziarie, chi si interponesse tra un cliente e la realtà di buchi economici, di azzardate operazioni di finanza creativa fatte alla cazzo, di investimenti fatti con la logica di un Monopoli ma senza regole o morale, di buchi diventati voragini, di solidità finanziarie fatte di panbagnato; volevo respirare quel clima isterico da "la nave sta affondando", quella disperata (e quindi così vera) rincorsa verso le scialuppe fregando e arraffando all'impazzata; volevo guardare negli occhi una persona in tailleur o doppiopetto e tentare di scorgere alle sue spalle il buco col niente attorno di un'economia alla canna del gas e volevo che questa persona mi stesse sempre davanti e mi dicesse "Non c'è niente da guardare, la prego, non c'è niente da guardare, per favore, guardi me".
Volevo dei soldi.
Ad un quarto d'ora dal mio ingresso in banca, avevo già passato 3 selezioni. 3 persone che mi hanno palleggiato fissandomi con sguardo bovino (cioè, ero io che bovinizzavo chiunque) fino a che non sono stato accompagnato nell'ufficio (cioè, open-space che trasmette di più un'idea di dinamismo e apertura ed eventuale fuga dopo aver individuato le uscite più vicine) giusto. L'ufficio commerciale. Nell'ufficio commerciale erano tutti tailleur quindi tutte donne perché, si presume, il rapporto col cliente è agevolato e reso meno aggressivo da una presenza femminile anche se, piccolo appunto, le donne erano tutte racchie e l'unico flebile richiamo  sessuale poteva essere un'ipotetica selvaggia sveltina in bagno legata a quell'immaginario omofobico e sessista della femmina-in-tailleur-brutta-ma-porca. Una delle donne si è alzata e mi ha stretto la mano e io ho detto, credo, "Piacere, Gato" e lei mi ha chiesto in cosa poteva essermi utile e io avevo dei fogli con un progetto di attività e tutta una serie di numeri con sopra stilizzati a matita dei cazzetti e ho preferito allora esporre a voce quelle che erano le mie necessità, necessità certamente riconducibili in parte al piacere di una franca e gradevole chiacchierata con una signora in tailleur, ma principalmente al disperato bisogno di soldi, disperazione, in verità, assai bene dissimulato da quel mago della dissimulazione che sono, ma comunque di quello si trattava. Al che ci siamo fatti delle grasse risate perché, in effetti, quello era il posto giusto, se si fa uno di quei test parapsicologici inutili detto associazione libera (ti dico una parola e tu dì la prima cosa che ti viene in mente), alla parola soldi mi è venuto in mente banca (cioè, prima fica e poi banca) e allora eccomi qui.
Il ben noto effetto allucinogeno della salsa verde evidentemente tende a svanire dopo la 14ma ora e allora ho pensato di approfittare di quel breve momento di lucidità per tentare una sommaria spiegazione del perché avevo bisogno di soldi dato che la signora non aveva l'autorità per aprire un cassetto e sbattermi in faccia un mazzetto da 500 euro e, oltretutto, avevo notato che la signora continuava a saltare con gli occhi sulla giacca-montone-da-pappone che indossavo e sui capelli che evidentemente dovevano sembrare una specie di campo sperimentale per parrucchieri isterici, e, dopo essermi appuntato mentalmente di indossare un doppiopetto al prossimo incontro, sono partito. Sono partito con le spiegazioni e lei annuiva e guardava il montone e io, che non sono l'ultimo dei coglioni, ho pensato di dotarmi di un'aria molto professional usando tutta una serie di termini presi in prestito dalla lingua inglese ed è stato tutto uno step, business planning, rating, spread (forse questo l'ho usato un po' alla cazzo), yes, no, motherfucker. La signora ha battuto della roba al PC con lo schermo rigorosamente girato dalla sua parte perché magari la partita di freecell se la voleva finire senza suggerimenti, ha risposto scusandosi al telefono e ho sentito chiaramente la parola 150.000 euro e uno che rideva dall'altra parte, mi ha chiesto, in poche parole, chi cazzo fossi io e chi cazzo fosse la mia famiglia, ha considerato importante avvisarmi che il momento economico è difficile e che, a meno che non avessi vissuto in una cella frigorifera senza contatti con l'esterno negli ultimi 5 anni, dovevo saperlo, e ha aggiunto che la cosa importante in queste cose sono le garanzie e allora è partito una specie di mantra per il bambino deficiente (io),
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e ha aggiunto che, pur con tutto il bene che mi voleva, da quello che aveva capito l'unica cosa che potevo mettere in garanzia era quella giacca-montone di dubbia fattura; e ha ancora aggiunto, per prevenire domande di cattivo gusto, che si rendeva conto che uno va in banca perché ha bisogno di soldi e che poteva apparire ironico il fatto che la banca chiedesse soldi o qualcosa di monetizzabile in garanzia ma che la colpa non era sua ma del Sistema e che, no, il numero di telefono del Sistema non l'aveva, ma che, alla fine, si sentiva propositiva e, come dire, piena di slancio verso questo ragazzo (io) con evidenti problemi con la categoria Parrucchieri e che un'idea l'aveva, idea riassumibile con il concetto Arraffa Da Mamma, cioè trascinare mia madre in un vortice di garanzie e ipoteche e firme col sangue e perquisizioni intime e sgozzamenti di capre e patti col Sistema e la sua inquietante puzza di zolfo creando un'inevitabile e, tutto sommato, naturale frattura generazionale e un misto di giramento di coglioni e depressione ed euforia tra i due soggetti (io e Madre).
Bene, ho detto, Bene, ha detto, e la cosa era finita lì e la signora mi ha dato il biglietto da visita che letto al contrario diceva "Molla i soldi o fuori dai coglioni" e io ho fatto qualche vago cenno sull'andare in bagno insieme ma poi la cosa è caduta lì, le ho lasciato il mio numero esatto di telefono dopo aver respinto la tentazione di lasciarne uno del tipo 338-1234567 e ho chiuso una porta immaginaria nell'ufficio immaginario del mio cuore e ho valicato l'open-space per uno space ancora più open e sono uscito ed era freddo e mi sono allacciato la giacca-montone-da-pappone e tutta la mia schiera di puttane è stata tanto carina e ha cercato di farmi sorridere e qualcuna voleva anche farmi un pompino, ma io ero proprio giù e poi si è avvicinato un negro con gli accendini e mi ha chiesto degli spicci e io gli ho detto: "D'accordo, ma tu che garanzie mi dai?"

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04 novembre 2011

Glasnost Detergente

Tutto quello contenuto in questo post è frutto puramente di fantasia, si, no, cioè, è una somma di vissuto e inventato, un sogno ad occhi aperti che prende la forma di un incubo.Vien da sé che i nomi usati sono di fantasia e assolutamente e assurdamente lontani da una qualsiasi realtà. E' altresì doveroso premettere che tutto verrà narrato in prima persona per una forma di, diciamo, "scorciatoia narrativa" che è una roba del tipo "mi viene più facile scrivere così", e il lettore, oltretutto, avvertirà un maggiore empatia riguardo tali eventi dotandosi così di una capacità di giudizio equivalente a zero; e per di più questa prima persona non deve essere in nessun modo associata all'Autore del post il quale sta solamente riportando una serie di eventi capitati ad un suo conoscente il quale, in una serata particolarmente "confidenziale" grazie all'aiuto del signor Rum e della signora Grappa, ha pensato bene di aprire il suo cuore all'Autore ed inondarlo di miasmi rum-grappaioli e di pene e dolori e sventure. L'Autore ne è così solo casuale testimone, reporter, aedo, cantore, ed è sua fermissima intenzione non caricare di significati astrusi o parabole moraleggianti o sbiricude sui massimi sistemi quello che è stato un simpatico episodio di vita vissuta.


D'accordo, è successo a me. 


Iniziamo.

L'economia è una merda. L'Italia è una merda. Quindi non c'è bisogno di un Draghi qualsiasi che mi spieghi come a un bambino deficiente come merda+merda=supermerda.
Ah, e aggiungerei che anche la vita è mediamente una caccona che poi sommata alla supermerda che è l'economia italiana etc etc.
Essendo però l'Italia inspiegabilmente ancora in grado di attirare gente da paesi stranieri la cui merda, evidentemente, ha un peso specifico maggiore della nostra, mi ritrovo le strade della città invase da un numero crescente di negri e magrebini e polacchi e lituani/estoni/lettoni e sardi (i peggiori, facce incazzate, vocabolario incomprensibile e armati di pane carasau affilato come una lama).
Tutto questo, sbollito l'incazzo iniziale, ha i suoi motivi, motivi che un qualsiasi coglione preso per strada è in grado di elencare: richiesta di manodopera a basso costo; la curiosità di visitare il paese prima che esploda la prostata o finiscano le pile al suo giocattolo Nano Dittatore© (un po' come quando si va ad un concerto di Bob Dylan e scoppia la sindrome bisogna-vederlo-prima-che-muoia-e-magari-muore-proprio-la-sera-del-mio-concerto); l'enorme e dirompente mercato nero delle badanti (io ne ho 3 e sono molto brave e comprensive e hanno il garrese, lo stacco coscia/inguine, di 1 metro e sono pagate per non ridere alla visione di me nudo); la millenaria sfida sardi-resto del mondo.
Naturalmente 'sto ammasso di umanità ha i suoi vantaggi. Intanto annacquano la presenza di romagnoli sul territorio, che proprio non si capisce chi cazzo li ha fatti arrivare 'sto branco di cazzoni (e per fortuna esistono zone di detenzione e smistamento, le famose H.H. Happy Hour). Ma, si sa, le politiche di rimpatrio sono state scritte su carta da culo a 2 veli con inchiostro simpatico. 
E poi torniamo al punto 1. La richiesta di manodopera. 
Perché capita di dover fare dei lavoretti in casa. Verniciare una ringhiera. Montare un lampadario. Sostituire un rubinetto. Una qualsiasi minchiata che richieda l'intervento di uno specialista. E lì, una volta ripresici dalla risate isteriche derivate dalla richiesta di un preventivo di uno specialista probabilmente collegato con un satellitare da un resort di un'isola caraibica acquistato con i suoi interventi specialistici (chessò, cambiare un tube nel cesso o infilare due fili in una presa), lì interviene quella massa di immigrati. Loro vengono subito, anche alle 3 del mattino, ti fanno il lavoro in 30 secondi dove lo specialista avrebbe piantato una tenda e atteso di svernare, e ti chiedono 10 euro pagabili anche a comode rate. Cioè, sono bravi, veloci ed economici. Non rompono il cazzo e non parlano quell'assurdo dialetto che è il romagnolo vernacolare (al limite non parlano proprio).
Ora. Non vorrei proporvi una pappardella demenziale su come dove e quando io sono entrato in contatto con uno di questi tipi. Ma è successo. Per farla breve, un giorno una vicina di casa mi ha detto che la sua badante ha il marito che era arrivato in Italia da qualche giorno e suddetto marito pareva uno con le mani d'oro, il che non è da intendere letteralmente dato che al limite poteva avere i denti d'oro, davvero, mi fa la vicina, è uno con le mani d'oro che mette a posto qualsiasi cosa e inoltre, questo era già chiaro, non vuole un cazzo, cioè, gli sbatti 10 euro sul grugno che per loro sono l'equivalente del prodotto interno lordo del loro paese e loro si leccano i baffi e non smettono di ringraziarti, davvero, e la vicina dice che, se voglio, il giorno dopo me lo manda a casa visto che sapeva (la vicina) che io dovevo fare dei lavori ai muri di casa e che stavo per impegnarmi un rene per soddisfare la voglia di sangue e soldi dello specialista. Io ho pensato Perché no, anzi, prima ho pensato con malinconia alla vicina che notoriamente non è mai stata in grado di farsi una paccata di cazzi propri e di come tale vicina fosse riuscita a scoprire che, in effetti, dovevo fare dei lavori ai muri di casa. E così la cosa è stata decisa.
E il giorno dopo si è presentato alla mia porta tale marito della badante della vicina cazzi-degli-altri. L'uomo in questione è russo, si chiama Ivan, è alto circa 1,95 m., ha gli occhi cenere, lo sguardo cupo, due mani del diametro del mio cranio. Dopo esserci ripetuti i rispettivi nomi per una decina di volte casomai non sembrassimo già abbastanza deficienti da soli, si svela il primo fatto importante nella nostra complicata relazione. Ivan non spiaccica la minima parola di italiano e, oltretutto, pare non comprendere l'internazionalmente noto linguaggio dei segni, benché, per completezza d'informazione, è necessario aggiungere che il suo cirillico è eccellente. Io e Ivan ci fissiamo e sento solo il rumore immaginario dei miei maroni che rotolano e poi mi riprendo e mi dico che non è niente e che, perbacco, mi immagino io al posto suo, sbattuto in un paese straniero davanti ad un segaligno in pigiama  che tenta di gesticolargli come scartavetrare e stuccare una parete.
Ivan mani-d'-oro allora compie un altro gesto importante nell'economia della nostra storia. Prende il cellulare e chiama la moglie badante della vicina cazzi-tuoi-mai, la quale badante parla un discreto italiano e un ottimo cirillico e si presta come trait d'union tra me e Ivan. Io allora spiego alla badante che c'è da scrostare o come cazzo si dice un muro e da stuccare 2 o 3 buchetti dovuti a precedenti tappi ad espansione e magari una bella rinfrescata ai termosifoni e alle persiane. La badante sbiricuda e cirilleggia il marito e Mr. Mani-d'-oro fa si col testone e non mi uccide (si, per un attimo l'ho pensato e forse la cosa sarebbe stata darwinianamente giusta) e inizia a lavorare. 
Porca troia, penso, alla fine la globalizzazione ha vinto e io mi ritroverò casa messa a posto da un lavoratore immigrato che spedirà i soldi a casa per la cura dei figli rimasti in madrepatria assicurando loro un futuro migliore. 
Un terzo elemento importante della storia è che le varie strumentazioni erano già nella stanza da sistemare. Cartavetrata di vari tipi, stucco, cassetta attrezzi, vernici. Già, vernici. Guardo Ivan che sbuffa e raschia come se dovesse togliere la pelle al suo nemico giurato, sto per uscire e poi mi rendo conto di una mia mancanza, una dimenticanza riguardo un dettaglio non comunicato a Ivan tramite la moglie/badante. Nei due barattoli ci sono due vernici diverse, una bianca per i caloriferi e una marrone per le persiane. Tale distinzione mi era parsa in un primo momento superflua, dato che le persiane della mia casa sono tutte indistinguibilmente marroni e, quindi, la vernice marrone andava adoperata per le (appunto) persiane in uno slancio di pignoleria mia. Però ho pensato che era meglio andare sul sicuro e che era meglio non riattivare la triangolazione comunicativa Ivan→Moglie→Io→Moglie→Ivan 
e che me la potevo cavare con una serie di gesti decisi e inconfondibili a cui Ivan ha risposto Da, da, e io me ne sono andato sicuro e tranquillo a mangiarmi i miei Galbusera di metà mattina.
Poi, alle 12 e 30, esco di casa col sottofondo della raschiatura inumana di Ivan e rientro per le 14 e, mentre faccio per mollare la bicicletta nell'ingresso, noto un qualcosa di, come dire, stonato nel colpo d'occhio della mia facciata e, focalizzando, emerge una inquietante finestra con le persiane bianche. Dopo aver pensato sommessamente tra me e me di aprirgli la testa e cacarci dentro, rientro nella stanza e Ivan mi guarda e dice Da? e io rispolvero il mio vocabolario Cirillico-Italiano e dico Niet e lui prodigiosamente tira fuori un Scusa e io sento la rabbia sbollire e l'ulcera bollire e dico Niente, è lo stesso, si rimedia. Dopo 30 minuti le persiane erano ridipinte di marrone dando l'impressione che Ivan non possegga solo due braccia ma anche una terza gamba prensile.
Verso le 19 Ivan se ne va, io mangio, mi faccio fare le spugnature dalle mie badanti e vado a letto.
La notte ho sognato un orso gigante che dipingeva delle persiane di marrone letteralmente cagandoci sopra.
La mattina dopo Ivan mani-d'-oro arriva alle 8 e 30 dandomi la vivida impressione di aver dormito sul ciglio della mia porta e inizia a lavorare. Io devo uscire, faccio il gesto della mano tipo sciò sciò e Ivan quasi se ne va lui ma lo blocco e mi indico. Così vado. Faccio le mie cose. Dimentico Ivan, le persiane, i muri, la casa, chi sono. Rientro alle 18. Nella casa c'è silenzio. Ivan non c'è. Ivan ha già finito. Il Compagno Manine-d'-Oro avrebbe già tirato una dacia e cartavetrato un condominio in poche ore. Ivan è una macchina. I termosifoni sono bianchi. Grandi progressi nei rapporti italo-russi. Viva la glasnost, viva la vodka, forza Dinamo. Là dove prima erano volgari fori di trapano e muri che parevano macchie di Rorschach, ore c'è il candore della steppa innevata. Porca puttana, alla grande. Brindo mentalmente con me stesso e considero se masturbarmi per festeggiare.
Poi alzo gli occhi.
Il soffito della camera passata sotto la furia di Ivan è affrescato. E' così da sempre, cioè da quando c'è la casa, a occhio e croce fine '800. Scene bucoliche, idilliache cazzate tipo boschetto e casetta che fuma e uccellini sproporzionatamente fuori scala (cioè, sembrano dei passeri di 2 quintali). Cioè, roba caruccia, l'ideale quando si sdraia una femmina e lei si può sollazzare mentre io cerco un penoso coito. Questo soffitto appartiene (come il resto) alla padrona di casa, la quale più volte mi ha fatto sottintendere che se fosse stato torto un capello a quel soffitto affrescato, lei avrebbe avuto (giustamente) mercé del mio pene e avrebbe potuto infilarmi un braccio nel retto ed usarmi come pupazzo per divertire i nipoti. 
Ma all'occhio attento di un muratore/pittore/raschiatore russo quella serie di fregnacce vecchie devono essere parse un chiaro segno di decadimento occidentale, dei disegni fatti male e con delle crepe inguardabili e, sempre nella mente del russo, tutto ciò doveva avere una fine e tradursi in una enorme soddisfazione del suo datore di lavoro e tradursi, magari, ulteriormente in un bonus di euro. E così con le sue manine d'oro ha preso il barattolo dello stucco e una spatola, e ,sempre con quei badili armati di falangi grosse come salsicce, ha raschiato un buon 60% degli affreschi e stuccato alla cazzo quel 60% ottenendo l'effetto di un paesaggio bucolico attraversato dal nulla, di un puzzle con 3 tessere sbattute lì da un bambino enorme, con mezze teste di passeri da 2 quintali e villaggi francamente ridotti male da un cataclisma di stucco.
Spero che la padrona di casa abbia un forte senso dell'umorismo e una propensione verso la non attuazione delle minacce e un certo gusto per gli affreschi cubisti.
Ho cercato sul vocabolario on-line Italiano-Cirillico una parola che assomigliasse al nostro colorito Cazzone o una frase fatta del tipo Hai il culo al posto del cervello, ma non sono riuscito a trovare niente.
Ho detto alla moglie/badante che avevo un suggerimento su dove il marito potesse infilare le sue manine d'oro ma che non serbavo rancore per nessuno e che credevo onestamente giusto e corretto l'acquisizione da parte mia dello jus primae noctis sulle loro figlie e nipoti.
Poi per calmarmi mi sono fatto le spugnature. Con lo stucco.


Ps: Credo che adesso Ivan sia partito per Roma. Un amico di un suo amico gli ha detto che c'è un palazzo vecchio vecchio che ha bisogno di una bella mano di stucco specie in un vecchio affresco del cazzo detto qualcosa come Cappella Sistina. 

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