Nell’universo della mia pazzia, ho una nuova teoria, così magari la smettiamo di allungare la fila dei commenti su un post di sei mesi fa: dovete sapere che da buon schizofrenico tengo un file aggiornato con tutti i film che ho visto nella mia vita, con segnati i più brutti ed i più belli.
Quindi propongo che ognuno di noi butti giù i 10 filmi più brutti – o se volete i più deludenti o se volete quelli che lo hanno fatto più inkazzare – della sua vita.
Inizio io, in rigoroso ordine alfabetico (la lista, intendo):
1. Caruso Pascovski (di padre polacco), F. Nuti, Italia, 1988.
Il film che sancisce il punto di non ritorno di Nuti, travolto da un’ingiustificabile (visto il soggetto) megalomania. Qualche anno dopo esce “Occhio Pinocchio”; io non l’ho visto, ma c’è chi giura (Iceman, ad esempio) che sia inarrivabile per bruttezza.
2. Cenerentola ‘80, R. Malenotti, Italia, 1980.
Rivisitazione del mito di Cenerentola nella Roma di inizio anni ’80 (appunto), con Bonnie Bianco aspirante cantantessa (e fin lì, passi, visto che non è proprio capace) vessata da matrigna e sorellastre. Il principe è Pierre Cosso e penso di avere detto tutto. Straordinario!
3. Crash, D. Cronenberg, Canada, 1996.
Probabilmente al Cronenberg gli veniva l’alzabandiera ogni qualvolta vedeva un tamponamento in autostrada; cosicché, ha ben pensato di farci un film. Il bello è che qualcuno ha abboccato e gli diedero pure un premio a Cannes; un dialogo per tutti (lei, ansimando, mentre è sottoposta a tamponamento, ma non in senso automobilistico): “Lo sai che lo sperma non ha tutto lo stesso sapore? In alcuni è più salato… Chissà se lo sperma di Vaughn è salato…”. Claustrofobico, nel senso che dopo un po’ ti manca l’aria e cerchi disperato l’uscita
4. Highlander - l’ultimo immortale, R. Mulchahy, G.B., 1986.
Se solo qualcuno è in grado di spiegarmi perché Sean Connery (immortale) ha l’aspetto di un 60-enne e Christophe Lambert (egualmente immortale) quello di un 30-enne, lo depenno dalla lista. Una cagata pazzesca! PS: Lambert ha l’espressività di un lavandino.
5. Holy smoke, J. Campion, Australia-U.S.A., 2000.
Un guazzabuglio con santoni indiani, ragazze di buona famiglia plagiate, Harvey Keitel de-programmatore (sic!) chiamato a farla rinsavire, che finisce per rimanere plagiato dalla ragazza a sua volta, soprattutto quando le fa la pipì davanti. Tesi del film: per plagiare le donne ci vuole un santone coi controfiocchi, a far sbalinare gli uomini, basta il triangolino che ci esalta. Forse, senza scomodare il premio Oscar Jane Campion, era sufficiente interpellare Elio.
6. Lei mi odia, S. Lee, USA, 2004.
Boh? Un po’ commedia, un po’ denuncia sociale (i licenziamenti, il razzismo), poi il film vira e si mette a parlare dello scandalo Watergate e del processo a Nixon. Incomprensibile.
7. Miriam si sveglia a mezzanotte, T. Scott, U.S.A, 1983.
Uno dei film più patinati della storia del cinema; scena iniziale con la colonna sonora dei Bauhaus, attori glamour come David Bowie e Catherine Deneuve; la storia proprio non c’è, ma cosa pretendete da un film? Se avevate voglia di una storia, vi leggevate un libro, no? Realistica scena saffica tra la Deneuve e Susan Sarandon, a letto travolte da inarrestabile passione, ma ben vestite.
8. Peggio di così si muore, M. Cesena, Italia-Spagna, 1995.
Vedi titolo. Peccato, perché i Broncovitz quando facevano quel programma in TV sul cinema (“Hollywood Party”) mi divertivano anche. Realizzato grazie a un contributo dell’UE, come del resto “Mutande pazze” di Roberto D’Agostino, che non ho mai avuto la fortuna di vedere.
9. Rambo III, P. Macdonald, U.S.A., 1988.
Che dire? Un grande classico; uscito purtroppo quando il reaganismo iniziava ad essere in disarmo, cosicché si vede neanche Stallone crede più a quello che sta facendo. Battute come il “’fanculo” con cui John R. si lancia a cavallo all’assalto di una divisione di speznats russi, il “Io voglio, noi vogliamo, tutti i ragazzi come me vogliono”, il “Come vivrai, John? Giorno per giorno” finale, restano nella Storia
10. Volevamo essere gli U2, A. Barzini, Italia, 1992.
Questa è una chicca, forse un antesignano dell’attuale cinema italiano, tutto primi piani e dialoghi interminabili; 6-7 ragazzi mettono su un gruppo con cui fanno prove e piccole comparsate in centri sociali e festival marginali; però, almeno, nel frattempo se la menano. Il repertorio della band si esaurisce in “Freak out” degli Chic e non è dato sapere che cosa cippa c’entrino gli U2 in tutto questo.
Menzioni speciali per Io ballo da sola di Bertolucci, Troppo Forte di Verdone e (date retta) Il Mostro di Benigni.
Adesso a voi. Ciao sorcini, e belli cinici (am racmaend)